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Copasir, tre mesi di stallo, un centrodestra quasi in crisi e decine di dichiarazioni polemiche ma, alla fine, la svolta attesa è arrivata. Questa mattina il presidente Raffaele Volpi e il senatore leghista Paolo Arrigoni hanno infatti rassegnato le loro dimissioni da componenti del Comitato per la sicurezza della Repubblica, facendo seguito alla mossa di Pd e M5s che poche ore prima avevano annunciato il loro abbandono ai lavori del comitato. A confermarlo è stato direttamente il segretario del Carroccio Matteo Salvini che, dopo aver mantenuto per mesi la presidenza nonostante il partito non fosse più all'opposizione, ora già avanza la sua richiesta: «Attendiamo le dimissioni di tutti gli altri componenti e la nomina di un altro comitato».
Copasir, il presidente Raffaele Volpi e il senatore Paolo Arrigoni si sono dimessi
COS'È IL COPASIR
La vicenda però è complessa. Per cui è bene partire dall'inizio. Il Copasir è un organo bicamerale il cui compito è quello di verificare che le attività del nostro apparato di intelligence si svolgano nel pieno rispetto della Costituzione e delle leggi, oltre che nell’esclusivo interesse del Paese. In altre parole il comitato ha un ruolo essenziale. Un compito che, per assicurarsi sia svolto senza secondi fini, viene assegnato principalmente all'opposizione. Tant'è che i 10 membri dell'organo sono sì scelti tra senatori e deputati nel rispetto dell'equilibrio elettorale, ma sono guidati da un presidente dell'opposizione. Vale a dire che a guidare il Comitato deve essere un parlamentare che non fa parte della maggioranza, ed è proprio questo è il punto che ha fatto rischiare l'implosione del centrodestra.
Le tante alternanze vissute da questa legislatura infatti, hanno segnato cambi di casacca piuttosto repentini.
LE RAGIONI DELLA LEGA E QUELLE DI FDI
Il perché la Lega abbia provato a tenersi stretto il posto di Volpi è presto detto. Dirigere il Copasir, oltre che un prestigio, è un importante tassello istituzionale che de facto assegna potere (quantomeno nominale) sulle attività dell'intelligence. Per spiegare il come invece, bisogna risalire al 2011 e cioè a quando si avvicendano Berlusconi e Monti a Palazzo Chigi. In quella fase infatti il presidente del Comitato è e resta Massimo D’Alema del Partito Democratico. Il motivo? Le sue dimissioni vengono respinte perché il governo era totalmente tecnico. Un'interpretazione convidisa dala Lega stessa che, quindi, ha provato a mantenere Volpi nella sua posizione.
Il modo di intendere la questione dei leghisti però, come detto, ha scatenato a lungo le ire di Fratelli d'Italia. Al punto che ha fatto traballare l'alleanza di centrodestra. Non solo, l'intepretazione di via Bellerio è contestata anche dai giuristi che rimarcano la profonda differenza strutturale tra i governi Monti e Draghi (il primo totalmente tecnico, il secondo ibrido con diversi ministri-politici). Al punto che il presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassare, è arrivato a sostenere che «c’è una legge che si deve applicare», sottolineando come il precedente di D’Alema non si sia riferibile come esempio: «Non si trattò cioè di una prassi conforme alla norma ma di una prassi contraria alla norma. E quindi nulla».
In pratica, la mossa di oggi, ristabilisce in qualche modo la normalità delle cose e fa esultare Fratelli d'Italia che, in un solo colpo, vince una battaglia interna al centrodestra (le frizioni con la Lega generate dalla vicenda Copasir hanno impallato in qualche modo anche la partita per le candidature alle amministrative autunnali) e ottiene il controllo sul comitato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero