I ghiacciai di tutto il mondo hanno la “febbre” e nel giro di pochi decenni la Terra rischia di perdere buona parte del suo antico manto bianco. In Italia tra...
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Le speranze per la Marmolada non sembrano essere molte. Secondo lo scenario delineato dai ricercatori del Cnr-Ismar, delle Università di Trieste, Genova e Aberystwith e di Arpa Veneto, «anche se la temperatura restasse com'è, il suo destino appare segnato». In un decennio, dal 2004 al 2015, ha subito una riduzione di volume del 30% e di area del 22%. Lo studio, di cui era stata data un'anticipazione lo scorso agosto, è stato pubblicato su Remote Sensing of the Environment. «Anche se la temperatura restasse com'è, il suo destino appare comunque segnato».
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Che il destino del ghiacciaio della Marmolada sia segnato dipende dal fatto, spiega Renato Colucci del Cnr-Ismar «che è già in totale disequilibrio con il clima attuale». In merito agli scenari da qui a 30 anni, il primo rilievo, sottolinea Colucci «è stato acquisito usando un 'ground penetrating radar' (Gpr) terrestre, una tecnologia non invasiva utilizzata in geofisica, basata sul segnale elettromagnetico riflesso e trasmesso dal terreno a seconda delle caratteristiche, creando sezioni dettagliate.
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Se un tempo era massa glaciale unica, ora è frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affiorano masse rocciose sottostanti, rilevano i ricercatori.
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«Questo aspetto, unito al cambio di albedo (la neve e il ghiaccio sono bianchi e riflettono molta radiazione solare, mentre la roccia, più scura, ne riflette di meno) - aggiunge Colucci - sta ulteriormente minando la 'salutè della Marmolada accelerandone la già forte e rapida fusione». La ricerca ha inoltre evidenziato che, se il tasso di riduzione continuerà di pari passo come nel decennio analizzato, «nel giro dei prossimi 25-30 anni il ghiacciaio sarà praticamente scomparso», lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato.
«Il ghiaccio, quindi, non esisterà più. E se, come da scenari climatici, la temperatura nei prossimi decenni dovesse aumentare a ritmo più accelerato, questa previsione potrebbe essere addirittura sottostimata e la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche più rapidamente», conclude lo studio del Cnr.
Lo scioglimento dei ghiacciai non è però una novità per il nostro pianeta. Uno studio dell'università di Dartmouth, pubblicato sulla rivista Sciences Advances, ha infatti rilevato come i ghiacciai che si trovavano in Sud America e nell'Africa orientale, nella zona che oggi corrisponde ai Tropici, avessero iniziato a sciogliersi circa 20.000 anni fa, cioè prima di quanto si pensasse. La loro ipotesi è che questo scioglimento anticipato possa essere stato innescato dall'aumento delle temperature ai poli, che a sua volta avrebbe ridotto il ciclo della circolazione atmosferica e oceanica, rallentando il movimento del calore fuori dai Tropici. Secondo i ricercatori, i ghiacciai dell'Africa tropicale e del Sud America avrebbero raggiunto la massima estensione 29.000-21.000 anni fa, per poi iniziare a sciogliersi. Il ritiro sarebbe avvenuto quindi prima dell'aumento di anidride carbonica avvenuto 18.200 anni fa. Ciò mostrerebbe che le temperature tropicali aumentarono in tutto il pianeta e che il riscaldamento potrebbe essere stato causato da una riduzione delle differenze di temperatura tra le regioni polari e quelle tropicali. A differenza però di 20.000 anni fa, in questo caso il principale imputato per lo scioglimento dei ghiacciai è l'uomo Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero