Da centro benedettino frequentato fin dall'anno Mille ad accademia del sovranismo populista sotto l'egida di Steve Bannon, il guru della nuova destra già al fianco...
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«No all'invasione nera - ha detto al corteo il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni - No a un centro di formazione di una rete globale del fronte nero, dell'integralismo religioso, della destra regressiva e esplicitamente fascista». E così comitati, attivisti e cittadini hanno percorso i ripidi 5 chilometri da Collepardo all'Abbazia dietro gli striscioni Trisulti Terra d'Europa, bene della comunità e Stop Bannon - Free Europe.
La gestione dell'Abbazia (di cui ormai è rimasto un solo anziano monaco) era stata messa a bando dal Mibac guidato allora da Dario Franceschini. Lo scorso febbraio ad aggiudicarsela - centomila euro l'anno per 19 anni - era stata la fondazione Dhi - Dignitatis Humanae Institute, il cui motto è Difendere le fondamenta giudaico-cristiane della civiltà occidentale riconoscendo che l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio.
A guidarla il britannico Benjamin Harnwell, vicino appunto a Bannon, che punta a ospitarvi una scuola di formazione internazionale della nuova destra. «Hanno enormi disponibilità economiche di provenienza spesso oscura» ha aggiunto Fratoianni, che presenterà una interrogazione per sapere se le finalità della fondazione sono coerenti col bando del Mibac.
Ma intanto Harnwell vi si è già insediato e l'Abbazia non è più la stessa: «Non è fruibile come prima - afferma l'ex consigliera regionale della sinistra Daniela Bianchi, tra gli organizzatori del corteo - prima infatti c'erano delle fasce orarie, sia di mattina sia di pomeriggio».
Dubbioso anche il sindaco civico Mauro Bussiglieri: «Vogliamo che l'Abbazia resti un punto di riferimento religioso». Alla fondazione, finora senza esiti, ha chiesto di tenere aperto almeno l'accesso alla chiesa, e di eliminare il biglietto che era stato introdotto per gli invitati ai matrimoni: per ora ha ottenuto solo l'ingresso gratuito per i collepardesi.
Che però sono «perplessi»: «Noi siamo per il dialogo - spiega ancora - ci interessa che il monastero crei movimento di persone».
Il Messaggero