Famiglia marocchina perde tutto con l'alluvione, paese veneto si mobilita per la nuova casa

Famiglia marocchina perde tutto con l'alluvione, paese veneto si mobilita per la nuova casa
ZENSON DI PIAVE - Reda e suo fratello hanno potuto festeggiare Natale in casa propria. Anche se il loro Natale è diverso da quello cristiano, le feste di fine dicembre sono...

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ZENSON DI PIAVE - Reda e suo fratello hanno potuto festeggiare Natale in casa propria. Anche se il loro Natale è diverso da quello cristiano, le feste di fine dicembre sono state un momento di grande commozione. La famiglia Elkbir è rientrata nella propria abitazione in golena 10 giorni fa. Originari del Marocco, padre, madre, due figli di 3 e 5 anni, durante l'alluvione del 29 ottobre avevano perso ogni cosa. Un mese da sfollati alla Caritas di Ormelle, un mutuo pesante, ma oggi questo nucleo monoreddito è potuto ritornare. Perché nel frattempo un paese intero si è mobilitato: la macchina della solidarietà è riuscita a mettere a disposizione una camera matrimoniale, una cameretta, una cucina, gli elettrodomestici, una nuova stufa a legna, piatti e stoviglie e anche nuovi vestiti. 

Un piccolo miracolo non per tutti possibile però: ancora 20 famiglie con case nella parte golenale sono sfollate.
TAM TAM E GENEROSITA'«Forse la casa per i nostri canoni non sarebbe risultata così accogliente -ha sottolienato il sindaco Daniele Dalla Nese- ma loro hanno scelto di accontentarsi e si stanno organizzando. Si sono riarredati tutto grazie al tam tam, la generosità del paese è stata tanta. Siamo soddisfatti di averli potuti riportare alla normalità». Lamia, la mamma dei due bambini, ha preparato dolci marocchini e il pane fatto in casa. Un regalo per il sindaco e l'assessore. «È stata molto riconoscente». Dopo la tragedia del 29 ottobre, la famiglia, sfollata in tutta fretta nella notte, è stata ospitata prima nella canonica di don Franco Zoggia. Poi, per un mese alla Caritas di Ormelle. I coniugi Elkbir avevano acquistato la loro casa nell'agosto del 2014, quando i campi erano verdi, la natura tranquilla. Non si erano preoccupati delle crepe interne, degli ammaloramenti, dello stato. Cosa fosse una golena neppure lo sapevano. Avevano visto il prezzo: potevano farcela. E il venditore li aveva rassicurati. È un buon affare. «I miei figli sono nati qui. Era il nostro sogno, il nostro futuro - confidava Lamia -. Abbiamo fatto un mutuo e ora non abbiamo più nulla. I nostri parenti sono lontani e non sappiamo a chi chiedere aiuto».

REDA VA ALL'ASILOIn un mese sono successe molte cose: Reda, che prima non frequentava l'asilo, è oggi stato integrato nella struttura parrocchiale insieme agli altri bambini. Questa sventura è stata un modo per testare l'inclusività e la bontà degli abitanti di Zenson. «Siamo molto felici della conclusione di questa vicenda, solo che oggi ci sono ancora 20 nuclei scoperti. Molti dei quali ritorneranno solo dopo la primavera». Due famiglie storiche sono rientrate, ma nell'area sub golenale sono tutti fuori: chi se lo può permettere sta in agriturismo o in appartamento nei comuni vicini, gli altri da parenti e da amici. L'attesa è ora tutta concentrata sul fondo di sussistenza che la Protezione civile erogherà tramite la Regione: tutti hanno presentato istanza di risarcimento. «Sappiamo però che i fondi saranno comunque insufficienti e stiamo cercando di recuperare tutti gli extra possibili. Tra pochi giorni a villa delle Magnolie ci sarà una cena di beneficenza destinata a Zenson. Io come sindaco mi sento di dare il buon esempio: servirò ai tavoli». Durante l'emergenza non ha dormito nè giorno nè notte, oggi si rende disponibile ad impiattare: il Veneto deve essere orgoglioso di questi giovani e caparbi amministratori. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero