Caro affitti, Gene Gnocchi: «A lezione andavo con il treno, me lo pagavo giocando a calcio»

"Mi sono laureato in giurisprudenza nel 1979 a Parma, facevo il pendolare da Fidenza"

Caro affitti, Gene Gnocchi: «A lezione andavo con il treno, me lo pagavo giocando a calcio»
«Tenete duro, ragazzi: sta per arrivare il bonus tenda! Da quello che so io, ho parlato con il ministro delle Infrastrutture Salvini, è in arrivo, ce l’ha in...

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«Tenete duro, ragazzi: sta per arrivare il bonus tenda! Da quello che so io, ho parlato con il ministro delle Infrastrutture Salvini, è in arrivo, ce l’ha in mente. E poi arriverà pure il superbonus, così si potrà ristrutturare la tenda. Il futuro è chiaro e sarà con le tendopoli davanti alle università, ma fatte bene, con il cappotto termico e l’ascensore. Insomma, le tende come soluzione abitativa permanente». 

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Gene Gnocchi alleggerisce con l’ironia il problema della questione abitativa, rivolgendosi scherzosamente agli studenti che, prima a Milano e poi a Roma, stanno protestando in questi giorni contro il caro affitti accampandosi nelle tende di fronte agli Atenei.

La sua esperienza?

«Mi sono laureato in giurisprudenza nel 1979 a Parma, facevo il pendolare da Fidenza. Al mattino le lezioni, al pomeriggio gli allenamenti, ero un calciatore retribuito, giocavo nei Dilettanti, la sera studiavo, oppure lavoravo come cameriere nel ristorante dei miei, anche ai matrimoni. All’epoca per noi ragazzi con poco reddito era normale sostentarsi lavorando durante l’Università». 

E se questi sistemi non bastavano? 

«Quando proprio non riuscivi a pagare l’affitto, ti fidanzavi con la figlia del professore, così da alloggiare a casa sua. Vi assicuro che funzionava! In alternativa, come extrema ratio, potevi diventare il baby sitter del figlio piccolino del prof». 

Quindi secondo lei c’è una riflessione finale da consegnare agli universitari di oggi, magari con un invito all’ottimismo?

«All’epoca, soprattutto prima di un esame importante, capitava di passare intere nottate in otto-dieci studenti all’interno di una stanza per ripassare insieme e soprattutto per incoraggiarci a vicenda. Ai miei tempi, metà degli anni ‘70, per studiare dovevi obbligatoriamente recarti in Biblioteca, oggi invece basta collegarsi ad Internet, è tutto a portata di mano. Da questo punto di vista adesso il mondo universitario è più agevolato».

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Il Messaggero