Capaci, uno dei giorni più neri della storia recente italiani avviene il 23 maggio 1992. Il giudice Giovanni Falcone è vittima di un attentato alle 17.58 sulla...
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Palermo, arrivata la nave della legalità in ricordo di Falcone e Borsellino
Tecnica libanese per l'attentato. Per uccidere Giovanni Falcone è stata utilizzata una tecnica ''libanese'', i cui spaventosi effetti possono essere paragonati soltanto agli attentati compiuti dall' Eta in Spagna. L'agguato è avvenuto a cento metri dallo svincolo per Capaci, in direzione di Palermo. Una carica ad altissimo potenziale, piazzata in un sottopassaggio dell' autostrada, è stata fatta brillare con un telecomando a distanza. La deflagrazione ha sventrato il manto stradale, aprendo una voragine di circa venti metri di diametro. Una prima automobile, una Fiat Croma blindata colore marrone con tre uomini di scorta, è stata catapultata a duecento metri di distanza sulla sinistra, in uno spiazzo a verde di fronte ad un mangimificio. L'automobile dove viaggiava Falcone, anch'essa una Fiat Croma di colore bianco, si è bloccata sul ciglio della voragine. Nell'esplosione sono rimaste coinvolte una terza Croma blindata, di colore blu, con altri uomini di scorta, che seguiva, e una Lancia Thema grigia civile. Sulla corsia opposta, in direzione dell'aeroporto di Punta Raisi, l'onda d'urto ha proiettato in aria altre due vetture, una Opel Corsa di colore rosso e una Fiat Uno verde.
Falcone guidava. Al momento dell'attentato Giovanni Falcone era alla guida dell'auto blindata assegnatagli dal Ministero. La moglie gli sedeva accanto, mentre l'autista aveva preso posto sul sedile posteriore. La pratica di condurre personalmente l' automobile di servizio fra i magistrati piu'ù esposti sul fronte antimafia, risale alla metà degli anni 80 , quando lo stesso Falcone e altri componenti del pool della Procura di Palermo ottennero l' autorizzazione dal Ministero. Due le motivazioni: da un lato la necessità di non caricare di lavoro straordinario gli autisti giudiziari, dall'altro la possibilità per i magistrati, costretti a vivere ''blindati'', di potersi spostare con maggiore tempestività.
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Il Messaggero