Morto Camilleri, era diventato cieco: «Ho perso la vista, ma ora ricordo più cose»

«Sono cieco, ma perdendo la vista tutti gli altri sensi si riacutizzano, vanno in soccorso. La memoria è diventata più forte, ricordo più cose di prima...

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«Sono cieco, ma perdendo la vista tutti gli altri sensi si riacutizzano, vanno in soccorso. La memoria è diventata più forte, ricordo più cose di prima con molta lucidità e scrivo sempre». Lo raccontava Andrea Camilleri alla Nuvola di Fuksas nel 2017 atteso da una folla oceanica a 'Più libri più liberì. E nel 2018 'Conversazione su Tiresià, dedicato al mito dell'indovino cieco, è diventato uno spettacolo teatrale da lui scritto e interpretato al Teatro Greco di Siracusa e poi un film diretto da Roberto Andò e Stefano Vicario.


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«È vero scrivo con un pò più di lentezza per la felicità di tutti quelli che dicono ' Camilleri scrive troppò. Ma qual è poi la misura?» diceva e per continuare a farlo si era inventato «un teatrino visivo mentale che mi aiuta a tenere in mente quello che ho appena dettato» aveva spiegato l'autore di Montalbano di cui è appena arrivato in libreria 'Il cuoco dell'Alcyon', una nuova avventura del commissario, per Sellerio. 'La rete di protezionè è invece «il primo romanzo da cieco». «Se ho pubblicato da vecchio non è stata colpa mia, ma degli editori. Nel '68 avevo finito di scrivere il mio primo romanzo e ho cominciato a mandarlo a tutti gli editori e non ce ne è stato uno che non lo abbia rifiutato, alcuni motivandolo. Tutta la storia è durata 10 anni. Ecco perché ho cominciato tardi. Non lo avevo mandato a Sellerio perché allora non esisteva», aveva spiegato. A Elvira Sellerio, che sarebbe diventata sua amica, aveva dato però quello che dovrebbe essere il suo ultimo Montalbano, scritto a 80 anni. «Lei lo mise in un cassetto della casa editrice e da qui è nata la leggenda che fosse in cassaforte. Ora lo ho rivisto, si chiama Riccardino» raccontava. Camilleri aveva ripercorso anche le contestazioni iniziali alla sua lingua, un mix di dialetto e italiano, il vigatese, definito un work in progress.

 


«L'italiano mi diventava generico, le sfumature mi mancavano. E allora ho usato una specie di shaker e, a poco a poco, ho cercato ambiziosamente di creare una terza lingua che fosse tutta mia e il risultato di questa commistione. Per noi siciliani l'italiano è rimasto un atto notarile» aveva detto tra gli applausi. In Conversazione su Tiresia, andato in scena un anno fa, l'11 giugno 2018, al Teatro Greco di Siracusa, davanti a quattromila spettatori e poi diventato uno speciale in onda su Rai1, Camilleri dialogava con Omero, Sofocle, Seneca, Dante, T.S. Eliot, Apollinaire, Virginia Woolf, Borges, Pound, Pavese, Primo Levi, così come con Woody Allen, che fa apparire Tiresia ne La dea dell'amore, con il Pasolini dell'Edipo Re e con i Genesis di The Cinema Show, 'cuntandò la storia dell'indovino cieco, le cui vicende attraverso i secoli si intrecciavano via via a quelle dello stesso scrittore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero