Calzolaio non serve i clienti che parlano al cellulare, ecco il cartello: «È maleducazione»

La decisione di Massimo “Billi” Carlesso: «Lo trovo un comportamento veramente irrispettoso»

Cartello insolito a Treviso, il calzolaio non serve i clienti che parlano al cellulare: «È maleducazione»
Se stai al cellulare mentre sei dal calzolaio rimani con le scarpe rotte. Così è la regola da Massimo “Billi” Carlesso, in via Paris Bordone a...

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Se stai al cellulare mentre sei dal calzolaio rimani con le scarpe rotte. Così è la regola da Massimo “Billi” Carlesso, in via Paris Bordone a Treviso, che qualche mese fa ha esposto un cartello d’avviso che comunica ai clienti che non fornirà il proprio servizio nel caso in cui dovessero entrare nel suo negozio parlando al telefono: «Non servo persone al cellulare!» recita l’avviso, che sembrerebbe aver riscosso notevole approvazione dalla maggior parte della sua clientela.

Il cartello insolito

«Penso che sia un segno di maleducazione enorme - ha commentato Carlesso - e purtroppo succede anche più e più volte. Ma una volta in particolare è stata quella che mi ha convinto a mettere il cartello». Cartello che è la prima cosa che il cliente può notare appena entra in bottega, in modo tale che, nel caso in cui fosse al telefono, possa finire con calma la telefonata fuori e poi entrare per chiedere una riparazione.

Il precedente

«È successo che è arrivata questa ragazza giovane - racconta Carlesso - che aveva bisogno le sistemassi un paio di sandali. Quando è tornata per riprenderseli è entrata in negozio parlando al cellulare e quando le ho chiesto di provare i sandali prima di cucirli definitivamente, per vedere se le misure fossero giuste, questa ha continuato a parlare al telefono». Un comportamento che Carlesso ha trovato decisamente irrispettoso finché la sua pazienza non si è definitivamente esaurita. «Si è seduta per provare i sandali - continua il calzolaio - continuando a parlare al telefono con un'amica di una questione di poco conto, al che ho deciso di mettere in un sacchetto i suoi sandali ancora scuciti e le ho chiesto di uscire dal negozio».

A quel punto la ragazza avrebbe cercato di giustificare il proprio comportamento, ma nulla ha potuto far cambiare idea a Carlesso. «Le ho detto che era una grande maleducata e l’ho mandata via, ma non è stata certo l’ultima ad avere comportamenti del genere». Se infatti molti notino ed approvino il cartello appeso negli ultimi 3 mesi, in tanti ancora varcano la soglia del negozio chiacchierando al telefono ad alta voce. E a quel punto la reazione di Carlesso è sempre la stessa: «Li ignoro e continuo a fare il mio lavoro finché non mettono giù il telefono. Si tratta di una semplice dimostrazione di buona educazione».

La regola

Un semplice gesto di rispetto, nei confronti di qualcuno che lavora per fornire il miglior servizio possibile e che merita attenzione per quei pochi minuti che si trascorrono all’interno della bottega. «Poi è anche un’invasione del tuo spazio personale - tira le fila Carlesso - perché questi entrano urlando al telefono i fatti propri e tu non puoi fare a meno che ascoltare tutto quello che dicono. Lo trovo veramente un comportamento irrispettoso, ma non solo qui in negozio da me, ma in tutti gli spazi pubblici in cui le persone si trovano insieme, come ad esempio il treno». L’invito dunque è quello di mettere per un secondo da parte questo strumento tecnologico, che tanto connette quanto isola, e dedicare qualche minuto della propria vita per fare una cosa alla volta.

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Il Messaggero