Caldo record, l'esperto: «Svegli di notte, poco lucidi di giorno: il doppio disagio del clima tropicale»

Matteo Pardini, professore associato in Neurologia presso l’Università di Genova: «Raffreddare le estremità del corpo per aiutare il sonno»

Caldo record, l'esperto: «Svegli di notte, poco lucidi di giorno: il doppio disagio del clima tropicale»
Intense, opprimenti e soffocanti. Non c’è altro modo di definire le «notti tropicali» di cui, già dal nome, possiamo immaginarne il significato. In...

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Intense, opprimenti e soffocanti. Non c’è altro modo di definire le «notti tropicali» di cui, già dal nome, possiamo immaginarne il significato. In ambito climatologico ed epidemiologico, le notti tropicali hanno una definizione ben precisa: sono notti in cui la temperatura minima è maggiore di 20°. Insomma sono notti infuocate, che possono avere ripercussioni più o meno gravi anche al mattino seguente. Ne abbiamo parlato con Matteo Pardini, professore associato in Neurologia presso l’Università di Genova che svolge attività clinica nell’ambito delle malattie neurologiche al Policlinico San Martino. 

Cosa può succedere al nostro organismo durante le notti tropicali? 
«In una notte in cui le temperature sono particolarmente elevate si ha anche una maggiore difficoltà ad addormentarsi e, quindi, una maggiore probabilità di dormire un tempo insufficiente rispetto a quello di cui l’organismo ha bisogno. L’eccessivo caldo, infatti, rende più difficile raggiungere il necessario “senso di raffreddamento” delle estremità del corpo che è poi associato alla capacità di prendere sonno. Questo causa uno stato di irritabilità che non fa altro che aumentare l’insonnia in un circolo vizioso. Il fatto di non riuscire ad addormentarsi porta alla deprivazione di sonno con conseguenze note sulla funzione psichica e neurologica. Si rischia dunque di compromettere la cosiddetta “attenzione sostenuta”, cioè la capacità di mantenere l’attenzione su un compito senza stimoli esterni per un periodo relativamente lungo. Pensate all’attenzione e alla concentrazione necessaria per fare anche semplici attività della vita quotidiana, come guidare l’automobile o scrivere un testo. Insomma, tutte queste cose diventano più difficili da fare quando si è deprivati di sonno».

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Il troppo caldo notturno quindi può fare danni anche il giorno dopo? 
«Sì. I neurologi spesso si interrogano sull’effetto di una temperatura eccessivamente alta sul nostro funzionamento cognitivo e sappiamo diverse cose, le stesse che ci portano a raccomandare prudenza agli anziani e alle persone fragili di giorno. Il caldo, anche di notte, può avere un impatto significativo sulla capacità di attenzione e concentrazione, non solo nel momento stesso in cui lo sentiamo. Il suo effetto può protrarsi anche al mattino seguente, dopo una notte insonne». 

A questo punto cosa fare? 
«Dobbiamo cercare di mantenere sotto controllo l’irritabilità e, per quanto possibile, cercare di raffreddare le estremità del corpo prima di andare a dormire. Questo è un piccolo consiglio che ci può aiutare a controbilanciare almeno in parte l’impatto del caldo sulla capacità di addormentarsi. Ma, anche in questo caso, chi deve prestare maggiore attenzione durante le notti tropicali è l’anziano». 

Perché? 


«Anziano e caldo è un binomio molto delicato. L’anziano sente meno la sete e si disidrata con più facilità. Questo può portare quindi a una riduzione della sua capacità di regolare la temperatura anche durante le notti tropicali, causare un abbassamento della pressione e quindi aumentare il rischio di sentirsi confusi e per questo rischiare anche di fare brutte cadute».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero