«Aiuto, l'autista ci minaccia con il coltello e ci tiene in ostaggio sul pullman. C'è per terra della benzina, la prego mandi qualcuno, non è un film,...
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Immediatamente il carabiniere all'ascolto reagisce chiedendo ai colleghi l'invio di una pattuglia. «Subito, subito, veloce», dice. «Non è un film, non possiamo perdere la vita», aggiunge il ragazzino, invitando a fare presto. «Chi vi sta tenendo in ostaggio?», chiede il militare. «Il guidatore, ha un coltello in mano, veloce, c'è per terra della benzina, non resistiamo più», risponde l'adolescente. «Mi servono delle altre indicazioni», dice il carabiniere. «Certo, certo signore però la prego chiama qualcuno. Non è un film questo. Non possiamo perdere la vita. Sta andando verso la campagna». «Sì, sì stai tranquillo», replica il militare. E in tempo reale l'Arma organizza l'intervento che riuscirà a salvare tutti gli studenti.
«Ho pensato solo ai miei compagni, volevo salvarli, ho cercato di tranquillizzarli, non mi importava cosa poteva succedere a me». Sembra quasi non accorgersi del coraggio e della lucidità che ha avuto mentre era prigioniero sull'autobus Ramy, il 13enne che ieri ha nascosto il cellulare all'autista sequestratore ed è riuscito a fare la prima telefonata al 112. «Non voglio farvi del male, diceva l'autista, ma voglio vendicare mia moglie e le mie tre figlie morte in mare», racconta lo studente rivivendo la giornata di ieri.
«Stavamo tornando a scuola dalla palestra. È arrivato quel tipo che non avevamo mai visto e ci ha detto di stare zitti e fermi - racconta Ramy -.
«Era lucido, è stato furbo - ha raccontato Adam, 12enne che frequenta la seconda B e suo amico -: l'autista aveva fatto raccogliere tutti i telefoni, ma lui ne ha tenuto uno e poi ha chiamato i carabinieri». «Poi anche io ho richiamato, ho fatto il 112 e abbiamo cercato di spiegare dove eravamo», ha raccontato il ragazzino uscendo dalla palestra dell'Istituto Margherita Hack di San Donato, dove psicologi e personale sanitario hanno accolto i giovani ancora sotto shock, ma non feriti.
«Rami ci diceva: 'state calmi la polizia sta arrivando', poi abbiamo anche provato a rompere il vetro con i calci, mentre lui guidava, e facevamo i segni dal finestrino» indicando «1-1-2», sperando che le persone fuori li vedessero.
Dopo la telefonata al 112 Adam è riuscito anche a chiamare i genitori: «gli ho detto che c'era un uomo che voleva ucciderci, dovevano chiamare la polizia. Poi ho riattaccato subito perché» l'autista «si era fermato» e «ho avuto paura succedesse qualcosa di brutto». «Mi ha chiamato con numeri diversi - ha raccontato poi anche il padre del ragazzo - sentivo le urla dei bambini e diceva chiamate la polizia fate qualcosa. Io poi sono andato subito dai carabinieri con mia moglie e sono rimasto lì mezz'ora».
«Dopo mi ha richiamato per dire che erano salvi e fuori dal pullman» e che il bus «era esploso», ha concluso il padre. «Eravamo tutti molto spaventati - ha raccontato un altro ragazzo - perché l'autista ha vuotato le taniche di benzina per terra, ci ha legato tutti e ha sequestrato i telefoni in modo che non chiamassimo la polizia. Uno dei telefoni, di un mio compagno, è caduto a terra. Allora mi sono tolto le 'manettè, facendomi anche un pò male, e sono andato a raccoglierlo e abbiamo chiamato i carabinieri e la polizia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero