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Sono accusati a vario titolo di concorso in atti persecutori, più noto come stalking, tentata rapina e lesioni personali aggravate i quattro minori di Ortona che si comportavano come una vera e propria baby gang che bullizzava diversi coetanei. I carabinieri della compagnia locale ne hanno arrestati tre in esecuzione dell'ordinanza delle misure cautelari e del collocamento in comunità emesse dal Gip presso il Tribunale per i minorenni di L'Aquila su richiesta della Procura per i minorenni. Denunciato invece il quarto minore del gruppo.
Le indagini
Le indagini dei carabinieri sono partite a maggio scorso per fare luce su una serie di interventi richiesti al 112 da diversi cittadini, la cui collaborazione è risultata fondamentale, sempre per atti di bullismo, così erano definiti, da parte di un gruppetto di adolescenti, tra l'altro ben noti sia ai residenti che ai carabinieri.
Adolescenti che nel centro di Ortona, per futili motivi aggredivano altri coetanei ritenuti più deboli.
Dei tre fermati uno di loro si trova al momento in una comunità di recupero della provincia di Chieti, gli altri due invece presso le rispettive abitazioni.
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Il pestaggio di maggio
Le indagini hanno accertato la loro partecipazione ad alcuni fatti, segnalati, ma mai denunciati per paura di ritorsioni, ed hanno esattamente ricostruito quanto accaduto in particolare la sera del 22 maggio scorso nella piazza degli Eroi Canadesi quando tre dei quattro della gang, si sono accaniti contro un coetaneo, preso a pugni e calci solo perché era intervenuto in soccorso di un amico che aveva richiesto la restituzione della bicicletta, sottrattagli per l'ennesima volta con la forza.
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L'ordinanza del Gip
Il Gip nell'ordinanza che applica le misure cautelari ripercorre la personalità degli indagati, evidenziandone il loro coinvolgimento in altri episodi di rilievo penale «in cui appare evidente la concorsualità tra gli stessi e l'effettiva appartenenza al gruppo con la consapevolezza di quanto commesso». «Per cui si è reso necessario - continua - interrompere la loro azione criminosa con le incisive misure di custodia odierne poiché nessun comportamento autodeterminante poteva farne pensare la cessazione, in quanto le dinamiche ricostruite evidenziavano l'intento di imporre e conservare la reputazione del gruppo con l'imposizione di pretese agli altri giovani, che evidenzia, infine, la potenza del legame di gruppo tipica dell'età adolescenziale vincolata a quelle dettate dalle regole del branco».
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