Aveva un marito a Roma e uno in Egitto, la Cassazione: niente casa né alimenti dopo la separazione

Aveva un marito a Roma e uno in Egitto, la Cassazione: niente casa né alimenti dopo la separazione
Avere un secondo marito in Egitto, sposato pur avendo in Italia già da tempo un legittimo consorte, è una circostanza di «tale gravità da fondare, di...

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Avere un secondo marito in Egitto, sposato pur avendo in Italia già da tempo un legittimo consorte, è una circostanza di «tale gravità da fondare, di per sé sola, la dichiarazione di addebitabilità della separazione». Per questo la Cassazione ha confermato l'addebito, della fine del suo matrimonio “italiano", nei confronti di una signora romana che alle spalle del marito forse troppo fiducioso, romano anche lui, andava avanti e indietro dall'Egitto dove si era anche sposata con un egiziano. Con il verdetto - numero 23010 - gli ermellini hanno infatti respinto il ricorso con il quale Roberta P. continuava a insistere nell'affermare il suo diritto ad ottenere l'assegnazione della casa coniugale, e un assegno di mantenimento da Stefano L., primo marito, inconsapevole di non essere anche l'unico sposo di Roberta.


Senza successo Roberta ha sostenuto di essersi sposata con un egiziano «per motivi di sicurezza», perchè in certi Paesi, come l'Egitto dove andava spesso, e non per motivi di lavoro, essere sposata con qualcuno del luogo è «una specie di salvacondotto necessario per viaggiare in sicurezza». L'argomento è stato giudicato «inverosimile» dai giudici di merito e dalla Cassazione, che hanno dato credito alla verità scoperta dal legittimo marito, ovvero che la
sua Roberta aveva una «relazione sentimentale» sullo sfondo del Mar Rosso. Quando Stefano nel 2012 ha scoperto le «nozze» egiziane della moglie, nella coppia romana è stato tutto scintille e ferri corti, e Roberta nel tentativo di ricattare il marito - ed evitare una separazione per lei dannosa - pensò bene di denunciarlo per maltrattamenti presso il Commissariato di zona, nel quartiere Ardeatino. Per difendersi, Stefano ha a sua volta denunciato la moglie per «calunnia, bigamia, estorsione e minacce». Circostanze, rileva la Cassazione, «che hanno trovato riscontro documentale».


«Dunque, il marito - riassumono i supremi giudici - ha scoperto dopo tempo il tipo di vita che conduceva la moglie quando si recava in vacanza in Egitto, ed a quel punto è esplosa la crisi coniugale, costellata da reciproche denunce e culminata con l'instaurazione del giudizio di separazione». Il ricorso di Roberta, per avere casa e assegno, è stato dichiarato «inammissibile» e la moglie bigama è stata anche condannata a pagare 4mila euro di spese legali in favore del marito
numero uno. Il verdetto conferma quello di primo grado emesso dal Tribunale di Roma nel 2016, e quello successivo della Corte di Appello che nel 2017 ha ribadito «la condotta colposa» di Roberta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero