Benno Neumair, ergastolo confermato in Appello: la difesa chiedeva attenuanti per infermità mentale

Nel 2021 uccise i suoi genitori, Peter Neumair e Laura Perselli, strozzandoli con una corda prima di gettare i cadaveri nel fiume Adige

La Corte d'assise d'appello di Bolzano ha confermato la condanna all'ergastolo per Benno Neumair, il 33enne bolzanino reo confesso dell'omicidio dei genitori Peter...

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La Corte d'assise d'appello di Bolzano ha confermato la condanna all'ergastolo per Benno Neumair, il 33enne bolzanino reo confesso dell'omicidio dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli, avvenuto il 4 gennaio del 2021. Dopo una camera di consiglio durata più di sei ore, i giurati hanno infatti accolto le richieste formulate dalla procuratrice generale Donatella Marchesini. Benno, che non era in aula al momento della lettura della sentenza, è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e a rifondere i costi sostenuti dalle parti civili per la costituzione in giudizio.

La Corte d'assise d'appello ha rigettato le richieste avanzate dagli avvocati della difesa, Angelo Polo e Flavio Moccia, di assoluzione per non imputabilità o il riconoscimento della seminfermità previa esclusione dell'aggravante della premeditazione per l'omicidio della madre, la riqualificazione del reato di distruzione di cadavere in occultamento e il riconoscimento delle attenuanti generiche per tutti i reati.

Lo scorso settembre la Corte aveva respinto anche l'istanza di rimettere alla Consulta la questione di legittimità sull'esclusione del rito abbreviato, assieme alla domanda dell'imputato di intraprendere un percorso di giustizia riparativa con la sorella e le zie.

Il duplice omicidio

Benno confessò di aver ucciso i genitori strangolandoli con una corda in seguito al ritrovamento del cadavere della madre, a inizio febbraio del 2021. Il corpo di Laura Perselli venne recuperato nelle acque dell'Adige a sud di Bolzano all'incirca un mese dopo l'omicidio. Il corpo del padre, Peter, fu invece ritrovato solo alla fine del mese di aprile 2021, all'altezza di Ravina, oltre 60 chilometri più a valle. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, il 33enne uccise prima il padre, di 63 anni, e poi la madre, di 68 anni, rientrata nell'abitazione di famiglia in un secondo tempo. Durante le indagini per la scomparsa dei due coniugi, Benno mise anche in atto alcuni tentativi di depistaggio, cercando di lavare l'auto e chiedendo a una giovane di Ora di raccontare che la sera del delitto si trovavano assieme e avevano fumato della marijuana.

La difesa

Durante il processo di secondo grado, gli avvocati della difesa hanno insistito sulla non imputabilità di Benno, rilevando come i «gravi disturbi di personalità» avrebbero reso «irrefrenabile» l'impulso di uccidere il padre al termine di un litigio. Secondo i legali, la capacità di intendere e volere del 33enne sarebbe stata «totalmente abolita o quantomeno gravemente scemata» anche al momento dell'uccisione della madre. Nella condanna di primo grado, la Corte d'assise, oltre a evidenziare la piena capacità di intendere e volere di Benno in entrambi gli omicidi, aveva riconosciuto anche l'aggravante della premeditazione, mentre non erano stati ravvisati elementi per la sussistenza delle attenuanti generiche. Le motivazioni della conferma della condanna da parte della Corte d'assise d'appello verranno depositate entro 90 giorni.

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Il Messaggero