Per Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 dai Pac in una sparatoria in cui lui stesso rimase ferito e perse l'uso delle gambe, è finalmente...
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È «impossibile che non venga estradato in Italia» Cesare Battisti, il terrorista condannato fra l'altro per l'organizzazione dell'omicidio di Pierluigi Torregiani. Ne è convinto il figlio Alberto che da anni chiede il suo ritorno in Italia per scontare la pena. Per questo in passato Torregiani è anche andato in Brasile. «Tecnicamente è un fuggiasco, non coperto da nessuno status particolare. È un latitante - ha aggiunto - e non ha più benefici. Quindi credo che nell'arco di 48 ore, una settimana al massimo sarà in carcere in Italia. Non penso i brasiliani abbiano tanta voglia di tenerselo».
«Sono talmente esausto di questa storia che adesso sono svuotato»: spiega di dover metabolizzare la notizia Alberto Torregiani. «Doveva succedere anni fa» aggiunge al telefono con l'Ansa. Per Alberto è stata lunga la battaglia per far tornare in carcere Battisti. Sono stati anni di speranze, delusioni e impegno in prima persona. «Sono fiero - sottolinea - del lavoro fatto in famiglia, della determinazione, senza pretese ma con rispetto, con cui abbiamo chiesto giustizia. Urlare, in altre situazioni, è sembrata l'unica cosa giusta ma noi non lo abbiamo mai fatto».
«Più tardi proverò sollievo e felicità - conclude dopo una notte insonne, quasi si sentisse cosa stava succedendo -. Adesso prendo almeno quattro caffè e mi metto a lavorare». Alberto infatti si sta occupando di FaPi, Fare Ambiente Piano Invalidi, realtà che si impegna per l'abbattimento delle barriere architettoniche.
«Penso che mio padre, Sabatini e Campagna possano finalmente riposare in pace», ha aggiunto nel pomeriggio visibilmente commosso arrivando alla scuola politica della Lega. «La ferita non è ancora chiusa, sarà chiusa quando sarà determinata la carcerazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero