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Dopo dodici anni si è conclusa la vicenda della bambina ferita con un lecca-lecca mentre era a scuola. Per la Corte dei Conti una maestra deve pagare, mentre l'altra è stata scagionata.
L'incidente
Il 25 novembre 2011, in una scuola materna della Brianza, una bambina riceve come premio per un gioco un lecca-lecca. A regalarglielo una maestra, che poco dopo si allontana lasciando la classe in custodia a una collega. Durante la ricreazione, però, la bambina viene urtata da un compagno, cade e si ferisce sul labbro superiore con lo stecchetto del lecca-lecca. Nonostante la piccola ferita tra il labbro e la guancia - lunga due centimetri e mezzo -, i genitori decidono di fare causa e presentano una richiesta di risarcimento.
Per il Tribunale di Monza, sono 1.268,75 euro per il danno biologico temporaneo e 15.644,25 euro per il danno biologico permanente, oltre alle spese legali e alle consulenze tecniche. Il totale? 22.459,36 euro. Se inizialmente il ministero salda il conto, subito dopo vengono chiamate in causa le educatrici.
La decisione dei giudici
Citate in giudizio nell'ottobre scorso, alle due insegnanti era stato detto che i loro comportamenti «avrebbero contribuito a determinare l'evento lesivo». Per questo, la maestra che aveva consegnato il lecca-lecca ha chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato, pagando circa 7mila euro, mentre l'altra ha deciso di non pagare e affrontare la causa.
Con una sentenza pubblicata mercoledì 13 settembre, la seconda educatrice non è stata considerata responsabile. Per i giudici, infatti, «il sinistro si è chiaramente verificato con modalità del tutto repentine ed estemporanee durante una ricreazione dei bambini fuori dalla classe: la circostanza che la piccola avesse un lecca-lecca in bocca non può essere automaticamente la ragione di una responsabilità gravemente colposa per non aver evitato l’evento, atteso che la convenuta non era a conoscenza di questa circostanza e non può ragionevolmente esserle addebitato di non aver sottoposto i bambini a ispezione prima di condurli a giocare fuori dalla classe».
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