Antonio Cuozzo Nasti, chi è il boss (latitante da 14 anni) diventato un famoso chef in Costa Azzurra

Antonio Cuozzo Nasti, chi è il boss (latitante da 14 anni) diventato un famoso chef in Costa Azzurra
Era diventato un noto chef sulla Costa Azzurra. Da otto anni, Antonio Cuozzo Nasti , 56 anni, di Giugliano (Napoli), un latitante ritenuto vicino al clan Mallardo, aveva...

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Era diventato un noto chef sulla Costa Azzurra. Da otto anni, Antonio Cuozzo Nasti , 56 anni, di Giugliano (Napoli), un latitante ritenuto vicino al clan Mallardo, aveva cambiato vita ed era diventato uno chef in un albergo di lusso, rinomato per la cucina italiana. L'uomo è stato arrestato all' alba nei pressi di Cannes dai carabinieri, che hanno operato in collaborazione con la Polizia francese ed il Servizio di Cooperazione internazionale di Polizia. I militari lo hanno bloccato in un appartamento dive viveva da solo.

Il 56 enne non ha opposto resistenza. Ricercato dal 2014 , dovendo scontare una pena di 16 anni per rapina, ricettazione e porto abusivo di armi, Cuozzo Nasti lavorava in un albergo della Costa Azzurra e si era affermato come chef. Nei suo confronti è stata avviata la procedura di estradizione. 

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Seconda vita

Il ristorante si trova a Saint-Raphaël, località della Costa Azzurra poco distante da Cannes. La sua specialità era il polpo alla luciana, ricetta tipica della cucina napoletana che prende il nome dal borgo di Santa Lucia. Lo chef napoletano che dirigeva la cucina del ristorante «Alberto», era un latitante di camorra, che da 14 anni sfuggiva all'arresto, considerato attiguo al clan camorristico Mallardo di Giugliano in Campania (Napoli). Le indagini dei Carabinieri hanno permesso di scoprire la sua seconda vita. Cuozzo Nasti viveva sotto falso nome e si era dedicato alla sua passione, la cucina, con ottimi risultati al punto che il direttore dell'hotel aveva affidato allo « chef napoletano» la direzione della cucina del ristorante «Alberto», definito sul sito ufficiale «un concentrato di raffinatezza per gli occhi e per le papille gustative». Non solo cucina napoletana però: nella descrizione del ristorante viene decantata anche la carbonara «cucinata a regola d'arte, senza panna né pancetta», ma con «guanciale, tuorlo d'uovo, pecorino e basta».

 

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Il Messaggero