Anelli, presidente degli Ordini dei medici: «I 70enni in corsia? Sarà un flop»

Medici anziani al lavoro
«Le misure previste dal Patto per la Salute dovrebbero funzionare per dare una risposta immediata alla carenza dei medici», spiega Filippo Anelli, presidente della...

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«Le misure previste dal Patto per la Salute dovrebbero funzionare per dare una risposta immediata alla carenza dei medici», spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo). «La vera anomalia del sistema - prosegue - è che ancora oggi noi abbiamo medici laureati che non accedono al sistema delle specializzazioni o della medicina generale per una mancanza di corrispondenza tra laureati e percorso formativo post laurea».


Intanto però si chiede ai medici, se vogliono, di continuare a lavorare fino a 70 anni…
«Si può dire che questa non è una misura sicuramente attrattiva per i medici. Il burn out per la carenza dei medici specialisti ha determinato un eccesso di sovraccarico di lavoro e questo porta a meccanismi per cui prima si lascia, meglio è».

Quindi andranno tutti via?
«Tanti medici oggi fanno tanti straordinari in più che non vengono retribuiti, ma continuano a stare in servizio. L’attaccamento al sistema e il senso di responsabilità è molto alto. Ma se la valutazione fosse solo quella di carattere economico, qualche dubbio l’avrei che la misura sia realmente efficace. Se uno si fa i conti dice: preferisco la pensione e poi la libera professione».



E quelli che restano, ce la faranno a sostenere gli stessi ritmi?
«La situazione di invalidità, nel senso di incapacità al lavoro, è disciplinata dalla legge. Se ci sono medici che non possono svolgere le proprie funzioni, il sistema oggi dovrebbe essere in grado di individuarli. Attualmente, funziona già così anche sotto la soglia della pensione».

Per i giovani medici non ancora specializzati non sarà prematuro stare già in prima linea?

«Per i ragazzi l’obiettivo è quello di terminare il percorso formativo ed è auspicabile che lo facciano anche all’interno degli ospedali, perché così si associa alla buona preparazione teorica anche la maggiore disponibilità per fare pratica. Ma anche questa rappresenta una misura straordinaria».




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Il Messaggero