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Un appiglio che si stacca, su una via molto facile, di secondo grado, considerata poco più impegnativa di un ripido sentiero, nella stagione giusta per percorrerla: secondo il racconto dei testimoni, c'è questa banale causa all'origine della doppia tragedia avvenuta all'alba di oggi sull'Ortles, la vetta più alta di tutto il Trentino Alto Adige (3.905 metri). Quell'appiglio ha tradito il primo di una comitiva di sette alpinisti, tra tedeschi di Monaco e romeni residenti a Vicenza: due gruppi distinti, in realtà, che stavano causalmente condividendo la salita verso questa famosa cima. «Quei due gruppi erano arrivati da noi ieri sera, oggi avevano fatto colazione verso le 5 e poco dopo, come da programma, erano partiti per raggiungere la vetta» raccontano i gestori del rifugio Payer, situato a 3.029 metri e utilizzato dagli alpinisti come punto di partenza per l'ascesa finale dell'Ortles: da qui, infatti, si parte per l'ultimo tratto di circa 900 metri e bisogna farlo alle prime luci del giorno per limitare i pericoli collegati alle ore più calde.
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Le due comitive erano partite insieme verso le 6: la tragedia è avvenuta circa 20 minuti più tardi, su in tratto facile a circa 3.100 metri di quota in un tratto roccioso e privo di neve della via normale, come racconta Olaf Reinstadler, capo del Soccorso alpino di Solda e considerato il massimo conoscitore dell'Ortles.
Il Messaggero