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Il ciclone che ha scatenato le piogge violente all'origine dell'alluvione in Emilia-Romagna ha raffreddato di mezzo grado le acque superficiali nel Mar Tirreno e nel canale di Sicilia . Lo indicano i dati raccolti dall'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale.
La ricerca è stata condotta nell'ambito del progetto internazionale "Euro-Argo", avvviato per monitorare mari e oceani utilizzando appositi strumenti soprannominati "Argo float". «Mezzo grado sembra poco, ma bisogna considerare che la temperatura si è ridotta fino alla profondità di 40 metri in poche ore e che, a differenza dell'aria, il mare impiega molto tempo per raffreddarsi», dice Milena Menna, ricercatrice della Sezione di Oceanografia dell'Ogs.
La Raccolta dati
«Raccogliere dati in-situ è fondamentale per conoscere meglio l'effetto dei cicloni e fornire informazioni in tempo reale ai modelli di previsione - spiega - Quando sappiamo che
c'è una perturbazione in arrivo, aumentiamo la frequenza di campionamento dei nostri strumenti in acqua, gli Argo float, per avere più informazioni. Non è scontato riuscire a catturare l'evento perché non è possibile avere certezze sulla traiettoria che seguirà il sistema atmosferico».
Nel caso del ciclone che nei giorni scorsi ha scatenato la pioggia torrenziale sull'Emilia-Romagna, prosegue la ricercatrice, «gli strumenti hanno catturato il passaggio della struttura ciclonica e hanno registrato il raffreddamento della parte superficiale della colonna d'acqua e il trasferimento di energia all'atmosfera durante l'evento. Nel weekend appena trascorso - aggiunge - abbiamo continuato ad acquisire dati ad alta frequenza per seguire i sistemi ciclonici che hanno interessato Sicilia e Calabria».
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