Agnelli, guerra in casa per l'eredità dell'avvocato: la figlia Margherita contro gli Elkann

Sul piatto ci sono diversi miliardi di euro

Agnelli, guerra in casa per l'eredità dell'avvocato: la figlia Margherita contro gli Elkann
Da una parte i tre fratelli Elkann - John, Ginevra e Lapo - e dall’altra mamma Margherita Agnelli insieme con Peter, Anna, Tatiana e Sofia, ovvero quattro dei cinque figli...

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Da una parte i tre fratelli Elkann - John, Ginevra e Lapo - e dall’altra mamma Margherita Agnelli insieme con Peter, Anna, Tatiana e Sofia, ovvero quattro dei cinque figli nati dal secondo matrimonio con l'aristocratico russo Serge de Pahlen. Fuori dalla contesa, per ora, la quinta figlia Maria. Sono gli schieramenti che si stanno fronteggiando nelle aule del Tribunale di Torino per l'eredità di Gianni Agnelli, papà di Margherita e nonno di tutti gli altri protagonisti della vicenda. La storia è nota: si duella per l'eredità, un contenzioso che va avanti da ormai venti anni. Le udienze in Italia – una causa parallela è stata intentata da Margherita Agnelli in Svizzera – sono cominciate il 7 novembre scorso. Inutile dire che sul piatto ci sono diversi miliardi di euro.

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In sostanza, la scintilla sono i testamenti di Gianni Agnelli e della moglie Marella Caracciolo, deceduti rispettivamente nel 2003 e nel 2019, che hanno lasciato tutto ai nipoti con il dna degli Agnelli, escludendo Margherita e i figli da lei avuti in seconde nozze.

Doppia partita

I tavoli di gioco sono essenzialmente due. Il primo riguarda la società Dicembre, cassaforte di famiglia, al momento in mano agli Elkann. Il 60% è di John, il restante 40% è diviso equamente tra Lapo e Ginevra. Alla morte di Marella, il valore della società venne stimato in 4,6 miliardi di euro. La richiesta avanzata da Margherita è di ottenere il 50% della Dicembre perché, a suo dire, la madre «è stata indotta a rilasciare il testamento – spiegò in un'intervista al Corriere della Sera -, nonostante non ne potesse comprendere la portata». Inoltre del testamento svizzero in questione ci sarebbero tre versioni (datate 2011, 2012 e 2014) non valide per differenti vizi di forma, dalla data sbagliata alle firme irriconoscibili, fino al dettaglio che notaio e testimoni non sarebbero stato in grado di parlare l’italiano come Marella non era in grado di fare con il tedesco.

Il secondo tavolo aperto è quello della competenza territoriale. Dove dovrebbe svolgersi questo processo? A Torino o in Svizzera? A sollevare la questione pregiudiziale sono stati i legali degli Elkann, Eugenio Barcellona e Carlo Re. Marella Caracciolo, infatti, ha vissuto per mezzo secolo in Svizzera: si tratta dunque di capire in quale Paese siano stati curati i suoi interessi. Le prime risposte sono attese nella primavera del 2023.

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Il Messaggero