«Ti buttiamo dal balcone»: sequestrano un noto commercialista di Milano, in carcere la banda

«Ti buttiamo dal balcone»: sequestrano un noto commercialista di Milano, in carcere la banda
MILANO Per tre ore hanno tenuto sotto sequestro nel suo studio, in pieno centro a Milano, un noto commercialista con suo figlio e due collaboratori. Volevano costringere il...

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MILANO Per tre ore hanno tenuto sotto sequestro nel suo studio, in pieno centro a Milano, un noto commercialista con suo figlio e due collaboratori. Volevano costringere il professionista, minacciandolo di ucciderlo se avesse rifiutato, a rinunciare a un incarico, con relativi compensi, come consulente di un imprenditore toscano e a firmare cinque cambiali in bianco a titolo di garanzia che non fosse sporta denuncia su quanto accaduto. Il piano, fortunatamente, è fallito e il giudice Lidia Castellucci ha condannato in abbreviato a quattro anni il rapitore e a tre anni e otto mesi i suoi complici. Pena notevolmente ridimensionata rispetto ai dodici e undici anni chiesti per i tre imputati dal pm della dda milanese Alessandra Cerreti. Il motivo della riduzione della pena sta nella configurazione del reato: per il pubblico ministero, che aveva chiesto anche il rito immediato, si tratta di sequestro a scopo di estorsione. Il giudice invece ha ritenuto di contestare sequestro semplice e scorporare l’estorsione.

«UCCIDIAMO TE E TUOI FIGLIO»

 La vicenda al centro del procedimento risale a novembre del 2017. A fare scattare il sequestro, secondo l’indagine, sarebbe stata la nomina del commercialista come consulente da parte del titolare di un’agenzia immobiliare di Cecina (Livorno), estraneo ai fatti, in vista di un importante progetto. Infatti colui che, per il pm, ha organizzato il piano sarebbe voluto subentrare nell’affare, estromettendo il professionista milanese dal business che avrebbe potuto rendere parecchio in termini di percentuale. Non essendoci riuscito, ha deciso di passare alle maniere forti. Ha fatto irruzione nello studio di via Larga del commercialista, che - si legge nel capo di imputazione - afferrato per la cravatta, trascinato nella sala riunioni e malmenato con schiaffi e «pugni al volto, allo sterno e allo stomaco», è stato tenuto sotto sequestro per circa tre ore con il figlio e due dipendenti. Per spaventarlo, hanno minacciato di «buttarlo giù dal balcone» e di «uccidere» pure lo stesso figlio. Quindi lo hanno costretto a scrivere una mail con cui avrebbe rinunciato all’incarico e, «come prezzo della liberazione», ai relativi compensi, circa 95 mila euro. Per mettersi al sicuro e assicurarsi che il professionista non sarebbe corso alla polizia, il capo della banda è stato anche obbligato dai malviventi «a firmare cinque cambiali in bianco a titolo di garanzia che non fosse sporta denuncia di quanto accaduto». Ora i tre aggressori sono in carcere, mentre l’agenzia è in concordato preventivo e ha problemi di liquidità. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero