Dal caso del Circeo all'omicidio di Brembate, il questore Finoli sempre in prima linea

Il questore di Bergamo Fortunato (Dino) Finoli
Niente uffici, ma la strada per compagna. Milano, Parigi, Panama e Bergamo. Fortunato (Dino) Finolli è il questore di...

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Fortunato (Dino) Finolli è il questore di Bergamo. Il suo nome è strettamente legato alla pagina più nera della storia criminale di Roma. Fu lui ad arrestare dopo la fuga dal carcere due dei killer di Rosaria Lopez, la diciannovenne massacrata nella villa del Circeo da un branco di pariolini estremisti di destra della Roma bene. Mentre lui è alla guida della questura di Bergamo, viene arrestato dai carabinieri del Ros Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto killer della giovane di Brembate di Sopra, l’”ignoto 1” rincorso dalle analisi del Dna su migliaia di italiani dal 2010. «È stato un lavoro di squadra, ci siamo divisi il lavoro con i carabinieri ma con un obiettivo comune: scoprire la verità su Yara» ha detto Finolli che non appena insediato aveva promesso: «Affronterò con determinazione questo caso che mi ha fatto soffrire sia come padre sia come cittadino. Vorrei chiudere questo caso e assicurare il colpevole alla giustizia».



Yara aveva 13 quando venne inghiottita dalla follia, Rosaria ne aveva 19. Rosaria di cognome fa Lopez e nel 1975 fu vittima del massacro del Circeo, il massacro perpetrato da tre ragazzini pariolini della Roma bene, affascinati dall’estremismo di destra che seviziarono per 36 ore Rosaria e l’amica Donatella, 17 anni, sopravvissuta solo perché si finse morta.



Tra Yara e Rosaria c’è il legame della pietà che stringe le vittime della follia disumana, c’è la rabbia per chi osa oltrepassare il confine tra il bene e il male lasciando tracce di sangue, morta e malvagità. C'è un nome in comune, quello dell'attuale questore di Bergamo, l’investigatore che riuscì a rintracciare dopo la fuga dal carcere Angelo Izzo e Gianni Guido, due dei tre assassini di Rosaria. Pare che l'arresto del presunto killer di Yara sia stato improvviso. Tanto che Finolli era in ferie. C'è invece durante gli anni di piombo a Milano, quelli delle atrocità consumate in una bella villa del Circeo, teatro di un massacro che sconvolse Roma.



Piazzale Libia, Milano, febbraio 1979. Sarà lui a 25 anni ad arrestare tre brigatisti della colonna Walter Alasia. Non ebbero neanche il tempo di tirare fuori le armi.



Rue Saint Lazare, Parigi, settembre 1993. Il poliziotto è diventato vicequestore della Digos ma continua a stare in strada. Alle 21 il primo contatto visivo. Dino Fenolli, classe 1954, napoletano, individua Angelo Izzo; il mostro del Circeo è diverso, barba lunga, si è fatto stempiare. Entra nel residence La Fontaine: lui, il poliziotto che ricorda a memoria il bianco e nero delle foto del corpo martoriato di Rosaria Lopez, non ha dubbi: quello che si fa chiamare Luca Pagani, che spende due milioni al giorno tra shopping e bella vita è il mostro del Circeo che ad agosto, approfittando di un permesso premio, non è più tornato al carcere di Alessandria.



C’è l’attesa per ottenere il mandato d’arresto. Il giorno dopo alle 17 scatteranno le manette ai polsi di Izzo. Ma il cerchio non si è ancora chiuso: per restituire dignità e onore alla povera ragazza finita nella trappola del branco di pariolini, estremisti di destra, si deve incrociare lo sguardo di Gianni Guido, anche lui evaso dal carcere. Quelle 36 ore di torture e sevizie contro Rosaria Lopez e Donatella Colasanti pesano sulla coscienza dell’Italia che non resta a guardare. Finolli e la sua squadra individuano Guido. E’ a Panama, è il 1994 e fa il venditore di automobili. Scattano le manette anche per lui.



Dalla Digos Finolli venne poi trasferito nel 1996. Per lui c’è il ruolo di dirigente della polizia di frontiera di Linate. Non mancano le polemiche, anche i sindacati protestarono per il trasferimento dell’investigatore dal curriculum da far invidia ai migliori sceneggiatori di film d’azione. L’investigatore torna a far parlare di sé nel 2012, quando diventa questore di Bergamo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero