Il titolare della ditta Mondo Travel Gennaro Lametta e due funzionari della motorizzazione civile di Napoli sono stati arrestati nell'ambito dell'indagine...
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L'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Avellino su richiesta della Procura, è stata eseguita dagli agenti della Polstrada di Avellino. Il filone di indagine è quello relativo alla revisione del pullman di proprietà della Mondo Travel, che il 28 luglio 2013 era guidato da Ciro Lametta, fratello di Gennaro, morto nell'incidente.
Alle tre persone indagate (Gennaro Lametta, Vittorio Saulino e Antonietta Ceriola) la Procura della Repubblica di Avellino contesta, oltre che i reati di falso in atto pubblico e accesso abusivo alla banca dati del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, anche di omicidio colposo plurimo e disastro colposo in concorso.
I provvedimenti di arresto in carcere stati emessi dal gip del Tribunale di Avellino, Antonio Sicuranza. Lametta, Saulino e Ceriola sono stati prelevati dalle rispettive abitazioni dalla Polizia Stradale che dopo averli portati nella sede della Polstrada di Mercogliano (Avellino), li ha condotti nel carcere di Bellizzi Irpino.
Il bus della tragedia è stato immatricolato per la prima volta in Umbria, nel 1998, reimmatricolato nel 2008 e poi ha ottenuto i certificati di revisione nel 2013. Per superare la revisione, il bus avrebbe dovuto essere sottoposto a interventi per 15mila euro. Interventi che, secondo l'accusa, non sarebbero mai avvenuti. Secondo quanto si apprende lo stesso «modus operandi» sarebbe stato usato per avere l'ok della revisione anche per un altro bus della Mondo Travel.
Il sindaco di Pozzuoli. «Quanto sta emergendo nell'inchiesta lascia amareggiati e indignati». Così il sindaco di Pozzuoli (Napoli) Vincenzio Figliolia, commentando gli arresti dei due funzionari pubblici e del fratello dell'autista del bus precipitato dal viadotto della A16 a Monteforte Irpino: «Per formazione umana -aggiunge Figliolia- sono un garantista e sono convinto che si debba consentire alla magistratura di lavorare con serenità, ma gli arresti dei due funzionari della Motorizzazione civile perché avrebbero falsificato la revisione del bus della morte aprono uno spaccato raccapricciante sui loro presunti comportamenti. Non ho sete di vendetta, ma sete immensa di giustizia per le 40 vittime innocenti della più grande tragedia stradale della nostra storia recente, per le loro famiglie e per l'intera comunità di Pozzuoli che un anno fa fu colpita al cuore da questo lutto collettivo».
Figliolia sottolinea come si tratti di «una vicenda nella quale c'è di mezzo la sicurezza dei trasporti e delle persone.
Il Messaggero