Da Scuffet a Perin, passando per Bardi addio stranieri, dominano i portieri italiani

Da Scuffet a Perin, passando per Bardi addio stranieri, dominano i portieri italiani
Vuoi vedere che questa è la volta buona? Vuoi vedere che Simone Scuffet (’96), Francesco Bardi (’92) e Mattia Perin (’92), tanto per fare qualche esempio, sono...

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Vuoi vedere che questa è la volta buona? Vuoi vedere che Simone Scuffet (’96), Francesco Bardi (’92) e Mattia Perin (’92), tanto per fare qualche esempio, sono bravi davvero? Certo, se vogliamo il loro male e bruciarli già a inizio carriera, paragoniamoli subito a Buffon, Zoff, Zenga o Jascin. Non lo facciamo. Al di là del loro visibile talento, il dato che va sottolineato è che da noi si sta riproponendo la scuola dei portieri italiani. Ora ci sono: bravi e numerosi, in A e in B. Prima erano pochi e pure modesti.




IL VENTO È CAMBIATO

Tredici squadre su venti hanno scelto mani azzurre per le proprie porte. Giovani e no. C’è chi, come Roma e Milan, ha puntato sulla vecchia guardia, Morgan De Sanctis e Christian Abbiati, e chi come il Parma si è affidato all’ormai trentunenne Antonio Mirante, per non parlare di Toro (Padelli) e Atalanta (Consigli). Ma c’è anche chi, l’Udinese, dopo anni di dominio straniero, da Handanovic (non male) a Brkic (lasciamo stare), ha avuto il coraggio di lanciare un giovanotto con i brufoli, friulano e di appena diciotto anni come Scuffet. Un segnale, che anche altre società hanno dato. Il Livorno ha affidato la sua corsa verso la salvezza a Bardi (di proprietà dell’Inter), che prende una marea di gol (inevitabilmente) ma che dimostra di partita in partita di essere pure lui un ragazzo di prospettiva. Ventidue anni lui, ventidue Perin, che il Genoa ha riproposto dopo un’annata così e così a Pescara: magari un giorno, si giocheranno un posto da titolare in Nazionale come succedeva a Tacconi e Zenga, oppure, andando indietro di qualche anno, a Tancredi e Galli. Dove cascavi, cascavi bene. Ce n’erano tanti, forse troppi. Ora si torna a sperare, si intravede la luce dopo anni di poche eccellenze (Buffon, Peruzzi, Marchegiani) e di un immotivato dominio straniero, con qualche eccezione prestigiosa (Dida e Julio Cesar) e con qualche bidone di troppo (il Goicoechea di turno). Si era disperso il talento, sparita la vocazione e gli stranieri avevano preso il sopravvento. Mettetici pure che qualche mister del ruolo ha smesso di insegnare e che altri hanno dovuto creare i portieri su basi diverse: meno tecnica, più agonismo.



OCCHIO ANCHE ALLA B


C’è un ’91 nella Ternana, molto bravo, si chiama Alberto Brignoli, così come sta confermando le sue qualità Nicola Leali (’93) nello Spezia (di proprietà della Juve) dopo un anno nel Lanciano.



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Il Messaggero