Sanremo, il ritorno della canzone sfida all'Auditel con le doppie esibizioni

Sanremo, il ritorno della canzone sfida all'Auditel con le doppie esibizioni
SANREMO L’effetto Festival raddoppiato si fa sentire. Nella serata del debutto, con il via vai di ospiti, colpita dal ciclone Crozza, la musica si fa ascoltare, perfino con...

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SANREMO L’effetto Festival raddoppiato si fa sentire. Nella serata del debutto, con il via vai di ospiti, colpita dal ciclone Crozza, la musica si fa ascoltare, perfino con una certa baldanza. Otto minuti ad artista non sono pochi, specie se si ricorda la vecchia massima dell’Auditel secondo cui quando all’Ariston si canta lo share scende vertiginosamente. La speranza è che la dose doppia provochi un effetto contrario.




Ma la vera novità targata Fazio è un’altra: le canzoni, di media, sono più che dignitose. Sicuramente si sente la mano di un esperto come Mauro Pagani, ma si avverte anche la volontà (vedi il sistema di votazione calibrato fra televoto e giurie che boccia autori grandi firme come Nannini, Luttazzi, Zampaglione) di tenere la qualità in primo piano. Ecco il via con l’ambizioso pistolotto di Fazio sulla popolarità (anche questo poco sanremese), su Verdi e poi il Va pensiero eseguito dal coro dell’Arena di Verona. Ecco il recupero, in fine serata, della memoria festivaliera con L’italiano di Cutugno servito col potente coro dell’Armata rossa.



I CANTANTI


E in mezzo, loro, i cantanti. Soprattutto Raphael Gualazzi, il ragazzo di Caterina (Caselli) che si conferma artista di razza con la ballad ammiccante Sai, mentre la più swingante Senza ritegno, giustamente torna a casa. Il romano Daniele Silvestri fa una buona figura con A bocca chiusa, mentre Il bisogno di te ricorda troppo la hit Salirò e viene scartata. Marco Mengoni, il primo a scendere in pista rinuncia alle giravolte vocali, ma perde in originalità, ne fa le spese Bellissimo di Gianna Nannini, passa L’essenziale, decisamente più facile. Anche l’inedito di Lelio Luttazzi Dr.Jekyll e mr. Hyde viene escluso: Simona Molinari lo canta con leggerezza spalleggiata dal mestiere di Peter Cincotti ma passa la più banale La felicità. I Marta sui tubi vanno avanti con il loro rock passano con Vorrei. Mentre la napoletana Maria Nazionale è una bella sorpresa con la sua voce spontanea: resta in gara con È colpa mia degli Avion travel Peppe Servillo e Fausto Mesolella, buon brano elegante. Quanto a Chiara Galiazzo, reduce da X Factor, ha una voce prepotente, forse più adatta al tango Il futuro che all’eliminata L’esperienza dell’amore, interpretata con una vocalità troppo vicina alla lezione della Pausini.




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Il Messaggero