Pizza, biscotti, torte rustiche. E ancora un maneggio, un casale con vista su un campo incorniciato e un piccolo spazio agricolo coltivato. Si chiama Articolo 14 ed è la...
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Tutto è nato nel 2006, quando un gruppo di genitori di ragazzi autistici deciso di unirsi per per dare una risposta concreta all’isolamento cui sono costretti molti degli autistici oggi, soprattutto quando entrano l'età adulta. Il nome prende spunto proprio dall’Articolo 14 della legge 328 del 2000 che prevede – appunto – per ogni individuo con disabilità un percorso personalizzato in grado di accompagnarlo nelle principali tappe della vita.
«L’obiettivo è quello di incoraggiare il ribaltamento del paradigma ‘Più abilità più accesso al lavoro, meno abilità più assistenza'», spiega Francesco Sapia, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Agrario Statale Garibaldi (di via Ardeatina, 524) che ospita il progetto. La sede operativa è il casale denominato 'Casa delle autonomie', annesso a quattro ettari di terreno. Le associazioni dei familiari, qualche insegnante, i ragazzi con disabilità della scuola e i loro compagni lo frequentano, coltivano la terra, organizzano le loro feste di compleanno, preparano da mangiare.
La giornata inizia alle 9, quando le squadre composte da giovani accompagnati dagli operatori sono già pronti: i ragazzi si impegnano nella serra, nel campo, nel frutteto. E ancora, curano gli olivi, la cucina, si occupano del servizio ai tavoli e del mercatino della verdura. Alcuni sono impegnati nella manutenzione del sistema d’irrigazione e nella falegnameria. Ad assisterli ci pensano operatori specializzati, tre tirocinanti della Facoltà di Psicologia della Sapienza, quattro giovani volontari del Progetto Erasmus e sei studenti che svolgono il loro tirocinio di Alternanza Scuola-Lavoro.
Più che una trattoria (tel. 3403480914), i ragazzi sono stati coinvolti in un vero e proprio laboratorio. Il lavoro all’aria aperta ha permesso a molti di loro di acquisire competenze specifiche, che ne fanno potenziali ottimi lavoratori. Anche i comportamenti più difficili da gestire che ne caratterizzavano a volte il quadro clinico si sono ridotti in maniera esponenziale, arrivando in alcuni casi a ridefinire completamente la severità della diagnosi. In più, oltre alla ristorazione, i ragazzi si occupano della cura e coltivazione della terra, con i prodotti venduti nei mercati locali del IV, VI e VII Municipio.
Nel 2015 gli iscritti con disabilità nell’istituto Garibaldi sono diventati 126, di cui 58 con diagnosi nello spettro autistico. Il progetto 'La cura della terra, la terra che cura', è andato avanti, ha ricevuto importanti riconoscimenti accademici ed è stato al centro dell’attenzione della comunità scientifica. «In pochi avrebbero creduto che quei ragazzi potessero preparare da mangiare o servire a tavola», continua il dirigente scolastico. «Sono convinto che conoscerci e vedere quello che succede valga più di ogni parola», aggiunge Maurizio Ferraro, papà di Chiara, una delle ragazze autistiche protagoniste del progetto.
«Il nostro sogno è quello di riuscire a dimostrare attraverso la nostra idea – conclude il dirigente scolastico – che tutti possono imparare a lavorare. Anche le persone che il mondo del lavoro taglierebbe fuori a prescindere». Il futuro? «Realizzare una grande fattoria sociale e integrata, che offra al maggior numero possibile di persone con autismo di migliorare le proprie condizioni di vita». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero