Garcia e Reja, Roma e Lazio, in modi e con obiettivi diversi, sono fortemente motivati e lanciati nella loro rincorsa. Se la stagione delle due squadre è agli antipodi come lo...
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La trasferta e il successo di Cagliari hanno per la Roma più di un significato. Prima di tutto si è garantita matematicamente i preliminari di Champions League con 6 turni d’anticipo, non poco tornando con la memoria al 24 agosto, data d’inizio del campionato. Ha ridotto momentaneamente il suo svantaggio dalla Juventus a -5 infrangendo il tabù sardo che durava da 19 anni e, soprattutto, ha confermato di saper gestire la pressione e vincere in varie maniere. Ieri ha prima sofferto, quindi colpito in contropiede e poi gestito con saggezza.
In ultimo ha avuto la conferma di avere in Destro un giocatore e attaccante su cui puntare. Ha ampi margini di miglioramento, gli manca, come dice Garcia, ancora la cattiveria giusta, si vede poco e fa gol che sembrano facili, però lui è sempre lì, da attaccante vero che sa farsi trovare nella posizione giusta. C’è chi, come Inzaghi, in questo modo si è costruito una sontuosa carriera.
Tra mille difficoltà la Lazio sta mettendo in mostra qualità che non possono essere disconosciute. Il successo con la Sampdoria, la seconda consecutiva in casa, ne è la conferma. La squadra ha carattere e ha ritrovato la sua anima, altrimenti non avrebbe sopportato l’ostilità che la circonda. Nella rosa ci sono calciatori esperti su cui puntare ancora e una stella che si chiama Keita.
A Reja il merito di averci sempre creduto, per primo si è esposto sul raggiungimento del posto in Europa League, pur sapendo delle insidie tecniche e ambientali che caratterizzano il cammino biancoceleste. Inutile chiedersi cosa sarebbe accaduto con l’esonero anticipato di Petkovic, importante è avere le idee chiare per la prossima stagione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero