Un fischio d’inizio e si comincia a giocare a roller derby, sport di contatto sui pattini a rotelle in cui due squadre si affrontano. Sono necessari: caschetto, protezioni e...
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A Roma si allenano da sole, non esistono istruttori, si incontrano tre volte alla settimana, si autofinanziano e si impegnano per la diffusione di questo sport anche in Italia.
Nel nostro paese non è molto conosciuto ancora, è nato in America negli anni ’30 ed è tornato in auge dagli anni Settanta. Ora si sta diffondendo anche in Italia e infatti da circa tre mesi fa è nata la prima squadra italiana di roller derby. Quattro di loro ne fanno parte, a dicembre andranno in America, durante i mondiali che si terranno a Dallas, in Texas, per affinare le arti del mestiere e specializzarsi con allenatori veri e propri.
Conosciamole meglio: loro si chiamano “Shewolves”, “le lupe”, in omaggio alle radici romane. Da quasi un anno e mezzo si allenano in una pista da pattinaggio in un centro sportivo romano.
Una delle fondatrici e pioniera di questo sport è Serena, 34 anni, in arte Seitan Helle, perché nel roller derby tutte le atlete hanno un soprannome. «Tutto è nato per caso su facebook, ho cercato persone che volessero imparare questo sport - racconta Serena - e con una mia amica norvegese abbiamo concretizzato l’idea, dapprima eravamo una decina, ora siamo in venti».
Saper pattinare è utile, ma si può imparare, la caratteristica fondamentale è la voglia di apprendere, oltre alla fatica e al sudore.
Si preparano all’allenamento indossando leggings, pantaloncini, magliette, ma soprattutto pattini, ginocchiere caschetto e paradenti, perché le protezioni servono.
Ma vediamo come funziona.
In una pista ellittica dopo il fischio d’inizio si affrontano due squadre, composte da quattro blockers e una jummer. Le blockers all’inizio della sfida cominciano a girare in tondo e avanzano compatte, per impedire alla jummer avversaria di sorpassarle. Più atlete superate più punti realizzati. Si cerca di ostacolare l’avversario con spallate e colpi legali. Vietati invece, spintoni o sgambetti, pena l’espulsione.
«È uno sport di squadra ed è adrenalico ed è quello che ci vuole per me» confida Giulia, nome di battaglia Steam roller.
Invece Katia, soprannome Kater Piller confida: «Mi sono avvicinata a questo sport, grazie alla scena punk, dove è molto popolare e mi sono appassionata da subito pur non sapendo pattinare».
Quello che piace invece a Celeste è proprio la filosofia di questo sport e cioè «quando cadi in partita, ti devi rialzare e metterti in piedi e questo mi ha reso più forte, anche al di fuori della pista».
Ed è così che tre volte la settimana ragazze che sono avvocato, fisioterapiste, studentesse o in cerca di occupazione si lanciano a tutta la velocità in pista e provano, salti, frenate e curve.
Chi volesse saperne di più può presentarsi ad un loro allenamento, indossando i loro pattini per fare una lezione di prova oppure per saperne qualcosa in più, di può visitare la loro pagina facebook She-wolfes Roma roller derby team. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero