Reja si giustifica, ma il pareggio con il Torino brucia parecchio. Sembra quasi una sconfitta per come sono andate le cose, soprattutto nel finale concitato. Ora l’Europa...
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Il cambio contestato: «In 10 uomini siamo rimasti solo con due centrali che ballavamo un po’, rischiando anche molto con Lulic che faceva l’ala destra e Felipe Anderson a sinistra e in quei minuti ci stavano mettendo un po’ in difficoltà. Ho dovuto inserire un giocatore di quelle caratteristiche e ditemi voi chi dovevo tirare fuori per dare equilibrio alla squadra, Postiga che era appena entrato? Dovevo comunque mettermi a 4. Biava si girava sempre verso di me cercando delle soluzioni. Capisco la gente, ma io devo fare l’allenatore. Keita ha fatto benissimo, ma uno lì davanti dovevo farlo uscire».
L’analisi della gara: «Se non fosse arrivata l’espulsione avrei inserito due punte. Abbiamo poi preso due gol evitabili con un po' più di sana cattiveria, dopo essere andati in vantaggio. Nei primi minuti abbiamo un po' rischiato ma poi abbiamo avuto le nostre occasioni. Il Torino ha un gioco e dei giocatori che possono metterti in difficoltà. Abbiamo retto fino ad un certo punto ma in 10 diventa difficile. Si poteva vincere lo stesso ma non pensavo di prendere il terzo gol».
Ora che succede? «Il secondo gol di Candreva, quello del 3-3, ci permette di rimanere ancora vivi, appesi ancora a questo obiettivo. Per come si è messa la gara è un punto importante. Non so quanti recupereranno in settimana, vedremo ora gli infortunati e gli squalificati. Rientrerà Cana ma sulle zone laterali siamo in difficoltà».
La gara di Novaretti: «Ci poteva stare il doppio giallo. Non abbiamo evidentemente i tempi giusti quando decidiamo di fare l'intervento. In queste gare intense capita anche un po' di nervosismo o di arrivare in ritardo e mettere lo stesso il piede. L'altra volta abbiamo avuto Cana oggi Novaretti, peccato perché già abbiamo i nostri problemi con gli infortunati. Qualche ammonizione poi è stata un po' troppo facile visto che non era una partita cattiva con particolari entrate, per cui magari prima di ammonire si poteva aspettare un po’».
I fischi della gente: «Sono un uomo della società ed è normale. Qui è stato fischiato Zoff e anche chi ha vinto lo scudetto. Reja non è l'unico. Quando la squadra perde, perde anche l'allenatore, così come quando vince».
L’Europa League in ballo: «Era difficile prima e lo è ancora adesso, ma come ho detto anche prima siamo ancora vivi. Non si può precludere nulla, noi siamo il ritardo come lo eravamo anche prima. Il Parma è ancora lì, certo ora mancano meno partite ma finché c'è vita c'è speranza. Speriamo di recuperare qualche giocatore». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero