Regionali, Renzi fa i conti con la prima battuta d'arresto e attacca i masochisti che lavorano per gli avversari

Regionali, Renzi fa i conti con la prima battuta d'arresto e attacca i masochisti che lavorano per gli avversari
Per la prima volta, da quando Matteo Renzi ne ha impugnato il timone, il Pd non avanza. Anzi, si ferma, a volte arretra vistosamente, come in Liguria e in Umbria, dove Catiuscia...

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Per la prima volta, da quando Matteo Renzi ne ha impugnato il timone, il Pd non avanza. Anzi, si ferma, a volte arretra vistosamente, come in Liguria e in Umbria, dove Catiuscia Marini ha dovuto trascorrere ore di tregenda prima di avere la conferma di averla spuntata contro il candidato di Forza Italia, Ricci.




La reazione a caldo del premier, nella lunga notte, è stata quella di prendersela con la minoranza interna. Quella che in Liguria, sostenendo insieme a parte della Cgil il civatiano Pastorino, "ha masochisticamente" favorito la vittoria del forzista Toti e "rianimato i grillini". Da qui la minaccia, dedicata a Bersani, D'Alema, Bindi & C. di normalizzare il partito. "Perché non se ne può più di avere nemici dentro casa, di gente che lavora per gli avversari...".



Certo, a consolare Renzi che ha preferito non commentare ufficialmente ed è volato in Afghanistan, saltando la festa al Quirinale, c'è la vittoria in Campania. Ma si sa, De Luca a causa della legge Severino, rischia di non andare mai alla guida della giunta. Probabilmente, una volta che il premier avrà firmato il decreto di sospensione (ma non c'è fretta), la Regione sarà diretta da un vicepresidente che verrà indicato nelle prossime ore da De Luca. E poi c'è il dato complessivo: mentre il Pd a trazione renziana per la prima volta balbetta, Grillo e Salvini tornano in gran spolvero. E perfino Berlusconi, pur avendo perso d'appertutto (in Puglia Forza Italia è addirittura quarta dopo Fitto) può rallegrarsi per il successo in Liguria. E qui la lettura di Renzi si fa più difficile e indigesta. "E' possibile", si chiedono al Nazareno, "che paghiamo il prezzo delle riforme?". Di alcune sì, come ad esempio quella sulla scuola, che ha allontanato dal partito numerosi elettori di sinistra.



Di sicuro c'è che le cose improvvisamente si fanno più difficili. La minoranza interna difficilmente si farà intimorire. Anzi, è probabile che in Senato renderà ancora più dura la vita al governo. A cominciare dalla riforma della scuola, appunto. E da quella del Nuovo Senato. "Ma io vado avanti a testa bassa, non mi lascio fermare e non rinuncio al cambiamento", ha detto nella notte Renzi. Insomma, nell Pd si annuncia battaglia. Del resto, la guerra non è mai finita. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero