Quel calcio a tradimento non infanga tutta la polizia

Quel calcio a tradimento non infanga tutta la polizia
Foto e filmati, raccolti e rilanciati sul web, compongono una moviola con pochi margini d’interpretazione: colpi di manganello contro persone a terra, calci, quel terribile...

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Foto e filmati, raccolti e rilanciati sul web, compongono una moviola con pochi margini d’interpretazione: colpi di manganello contro persone a terra, calci, quel terribile gesto di salire con gli scarponi sull’addome di una ragazza rannicchiata sull’asfalto con il suo ragazzo che le sta sopra per proteggerla. Così, sabato pomeriggio un agente in giaccone di pelle ha macchiato con un gesto esagerato e forse esasperato l’operato delle forze dell’ordine. Un peccato che sarà perseguito ma che non può sminuire l’insieme di un’azione di contenimento e di contrasto di assalti organizzati. Ancora una volta un centinaio di professionisti della guerriglia urbana hanno guidato la regia della manifestazione trascinandola nel gorgo della violenza. Giacche di plastica blu e, sotto, felpe nere con cappuccio, la divisa di chi ha tenuto il centro della città in scacco per ore: la Capitale ostaggio di manipoli organizzati per spaccare tutto e aizzare polizia e carabinieri alla risposta più severa. Un copione collaudato, contenuto negli esiti più gravi, proprio grazie alla tenuta nervosa della più parte degli addetti all’ordine pubblico. Se, dunque, chi ha sbagliato sia chiamato a risponderne, non buttiamo via per ipocrita buonismo le immagini che ci restituiscono per intero, nitidamente, il piano degli assalti ai ministeri. Una protesta avvolta dal fumo dei lacrimogeni e dal fragore incendiario degli scoppi si chiama democrazia ferita e basta.




paolo@graldi.it

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Il Messaggero