Mary Poppins e Pulp Fiction tra gli indimeticabili del cinema: entrano nel National Film Registry

Un'immagine del film "Mary Poppins" tratta dal sito Internet del Telegraph
Mary Poppins” e “Pulp Fiction” entrano definitivamente nella leggenda del cinema. I due “cult-movie”, tanto differenti ma allo stesso tempo così...

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Mary Poppins” e “Pulp Fiction” entrano definitivamente nella leggenda del cinema. I due “cult-movie”, tanto differenti ma allo stesso tempo così simili per creatività e successo, infatti, fanno parte delle 25 pellicole scelte per l’introduzione nel mitico National Film Registry, l’archivio aggiornato annualmente dal National Film Preservation Board e destinato a essere conservato nella Biblioteca del Congresso americano.




A essere premiate sono le opere considerate tra le più significative della storia della celluloide - siano esse lungometraggi hollywoodiani, indipendenti, documentaristici o “corti - realizzate da almeno dieci anni, per cui l’omaggio ai lavori di Robert Stevenson e Quentin Tarantino è davvero di quelli importanti. Con le introduzioni del 2013, ora il registro consta di oltre 600 film tra cui capolavori immortali come “Casablanca”, “Quarto potere” e “Apocalypse Now”.



Insieme a “Mary Poppins”, uscito nelle sale nel 1964 e subito amato, grazie anche alla splendida interpretazione di Julie Andrews, dai bambini di tutto il mondo, e allo stravagante, irresistibile e politicamente scorretto “Pulp Fiction”, del 1994, quest’anno sono stati insigniti del riconoscimento, tra gli altri, “Gilda”, del 1946, melò con protagonista la conturbante Rita Hayworth, “Il pianeta proibito”, classico di fantascienza del 1956, “I magnifici sette”, western del 1960 con un cast stellare che comprende anche Yul Brynner, Charles Bronson e Steve McQueen, “Vincitori e vinti”, pellicola del 1961 sul processo di Norimberga, “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, del 1966, che fruttò un Oscar a Elizabeth Taylor e il più recente - risale al 1989 – “Roger & Me”, primo documentario di Michael Moore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero