Il tema è trattato attraverso innumerevoli variazioni, dal tempo del Paradiso Terrestre. Procedendo negli anni è comunque sopravvissuto, afflitto o esaltato come il mestiere...
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A chi scrive è capitato domenica scorsa, verso l'ora di pranzo di percorrere la via Tiberina là dove la città diventa campagna e imbattersi in un pauroso tamponamento multiplo. Vetture accartocciate, tre ambulanze, vigili urbani, una mezza apocalisse. I soccorritori, interpellati, testimoniano: capita quasi tutti i giorni. Il fatto è che l'intera zona è, per così dire, presidiata (infestata?) da decine di giovani prostitute, per lo più nigeriane, in abito da lavoro, sedute a intervalli regolari, come le pietre miliari.
La Tiberina è molto stretta, non ha corsie di emergenza, spazi laterali inesistenti ed è parecchio trafficata. Accade che certi automobilisti decidano di allungare l'occhio di lato e qualcuno si mostri interessato ad una sosta. Una frenata d'impeto come lo stato d'animo del momento e si produce la catena di tamponamenti lamentati. Le soluzioni sono diverse: eliminare le fonti di distrazione, azzerare l'interesse della clientela per quegli incontri, oppure osservare la distanza di sicurezza. Se non si riesce a far valere il codice penale si utilizzi almeno quello della strada.
paolo@graldi.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero