Una broker di Wall Street stuprata mentre faceva jogging a Central Park, cinque teenager condannati per averla massacrata quasi a morte: un fatto di cronaca di 25 anni fa, quando...
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Oggi New York mette la parola fine sulla vicenda che ha ispirato l'anno scorso un documentario di Ken Burns («Central Park Five») risarcendo per 40 milioni di dollari quei cinque ragazzi di colore - oggi uomini - incarcerati per anni e scagionati nel 2002, dopo che Matias Reyes, un «latino» in carcere per altri stupri, si fece avanti confessando di aver agito da solo.
I dubbi Ma il caso di Yusef Salam, Antron McCray, Kevin Richardson, Kharey Wise e Raymond Santana, che all'epoca avevano tra i 14 e i 16 anni e in carcere ne hanno passati da sei a 13, forse è tutt'altro che chiuso. Secondo il Wall Street Journal, due medici che curarono la broker Trisha Meili subito dopo il ricovero sostengono adesso, sulla base delle lesioni riportate dalla donna, che Reyes non sarebbe stato l'unico colpevole delle violenze.
Un caso simbolo Il caso dei «Central Park Five» attraversa 25 anni di vita di New York: usato allora come sensazionale paradigma di una città selvaggia, invivibile e pericolosa, più tardi come simbolo delle ingiustizie del «racial profiling», in cui il colore della pelle rende un individuo immediatamente sospetto di atti di violenza. La confessione di Reyes è stata la base per l'azione legale da 250 milioni di dollari contro la città di New York intentata dai cinque per violazione dei diritti civili. Per un decennio l'amministrazione di Michael Bloomberg aveva contestato le affermazioni degli ex condannati che le deposizioni rese all'epoca erano state estorte con la forza, ma adesso il nuovo sindaco Bill de Blasio ha deciso di riparare il danno: «Un obbligo morale di correggere un'ingiustizia».
Caso chiuso? I «Central Park Five» sono in libertà dal 2002.
Il Messaggero