Il Brasile affonda negli sfottò della rete La Tv tedesca: «Grazie a Dio fanno un gol»

Il Brasile affonda negli sfottò della rete La Tv tedesca: «Grazie a Dio fanno un gol»
Sarebbe troppo facile buttare la croce addosso ai vinti, ma casomai il punto è che il Brasile ha fatto di un Cristo in cemento armato la seconda bandiera e, dello slogan Ordem e...

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Sarebbe troppo facile buttare la croce addosso ai vinti, ma casomai il punto è che il Brasile ha fatto di un Cristo in cemento armato la seconda bandiera e, dello slogan Ordem e Progresso sulla prima, una bella faccenda di moralità e religiosità al massimo livello. Quindi la croce c'è, i chiodi sono sette e con l'onesto lavoro di undici buoni falegnami tedeschi la porta di Julio Cesar è diventata un baratro. Se volete anche sportivo, ma questo non solo.




La Fifa ha concesso al governo verdeoro la leggerezza più alta possibile nel gestire il maggior evento sportivo mondiale, con un pressappochismo giustificabile solo per una nazione in via di sviluppo. Cosa che non è, visto come la locomotiva brasiliana sta viaggiando a tutta velocità nell'ultimo quinquennio, un vero boom finanziario e industriale. Parliamo della sesta potenza economica del mondo, acquista portaerei, è totalmente autonoma dal punto di vista energetico e non esiste una povertà in senso tradizionale, con una classe media cresciuta in modo esponenziale. Quella che ha sostenuto la presidentessa Rousseff e i suoi modi autoritari, per intenderci. Lei che avrebbe voluto chiudere il suo mandato presentandosi alle elezioni senza il tweet di questa sera, «Mi dispiace immensamente per tutti noi tifosi e per i giocatori». Pane per le repliche di un web implacabile: «Dilma, fai ancora in tempo a cancellare la Coppa» o ancora «Adesso liberalizza la marijuana, così almeno ci consoliamo».



Il Brasile 2014 con cui abbiamo avuto a che fare non è stato spirituale e democratico come lo immaginavamo. Questo è ciò che brucia. Già sei stelle erano troppe. Sono quelle che abbiamo visto campeggiare anzitempo su tutti i quotidiani verdeoro, e sono stati sei abbagli per oltre 200 milioni di persone condizionate da un corto circuito mediatico clamoroso, dove la sindrome dei vincitori predestinati faceva comodo. Perché si, il Brasile non è certo un paese povero ma la povertà resta profonda come una lama nelle metropoli.



«Gott sei dank!» - Gol grazie a Dio – è stata l'esclamazione di sollievo con cui è stato accolta l'unica rete brasiliana dal telecronista della ZDF, l'emittente tv statale tedesca. Questo alla fine di una partita già sul 7 a zero secco che aveva trasformato l'essenza la Selecao in una squadra patetica e indifesa proprio su quel campo che per il paese sudamericano è da sempre spettacolare e vincente. Almeno come ricompensa alla gioia che manca altrove.



Certo, l'incredibile ma vero anche in Inghilterra, dove la BBC ha mandato in onda una grafica a fine gara dove l'indicazione delle reti subite dai sudamericani era espressa anche in lettere, a sottolineare che il "7" non fosse un errore di battitura.



Qui chi ha sbagliato è chi ha drammatizzato per il pianto dei tifosi in uno stadio, dimenticando che il prezzo di un biglietto da semifinale vale tre mesi del salario di un operaio. E che quindi non ha pianto il Brasile, ma solo l'attico di un palazzo che nella nebbia ci sprofonda per le fondamenta.



In rete impazza la foto di Neymar e del suo spot per una nota bibita che ha il numero 7 nel logo. Ironia feroce che ora ci sta, ma da sempre in un quarto di Rio non arriva acqua. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero