Cassano è sempre lì, in attesa. Magari si chiede di che cosa. Non conosce l'Evento e la curiosità a volte ti consuma. Perché il suo mondiale deve ancora cominciare. E...
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Due anni di astinenza
L'ultima gara di Cassano in azzurro, con i tre punti in palio, è lontanissima. Bisogna tornare fino al 1° luglio 2012, sul terreno dell'Olympiyskyi stadion di Kiev, dove giocò solo il primo tempo della finale con la Spagna, fuori sul 2 a 0 per i campioni del mondo che dal Brasile presto voleranno a casa. Da quando Prandelli lo ha richiamato per lo stage di metà aprile, non è mai stato titolare. Nelle due amichevoli prima della partenza, sempre dentro nella ripresa, sia contro l'Irlanda a Londra che contro il Lussemburgo a Perugia. Due presenze per poco più di un'ora. Meno di trenta minuti, poi, nel test non ufficiale contro il Fluminense a Volta Rotonda a sei giorni dalla prima contro l'Inghilterra. Dall'8 giugno, per Totò, solo le partitelle in famiglia sul campo del centro sportivo di Mangaratiba, oltre all'affetto della moglie Carolina e dei piccoli Christofer e Lionel. La presenza dei suoi lo rende più sereno in questa fase di incertezza sul suo ruolo all'interno del gruppo. Il ct, come seconda punta, vede più Insigne. E forse anche Cerci. Cassano è, come sempre, elemento di disturbo. Qui in Brasile, fortunatamente, non dei compagni. Ma dell'organizzazione degli avversari. Chissà se servirà qui a Recife. Lì tra le linee della Costa Rica. Per cambiare la storia del match. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero