Era consapevole di essere invischiato in una relazione proibita. Sapeva che l'amore che lo legava a una ragazzina di soli 14 anni, per lui che ne ha quasi 50, era illegale....
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L'ARRESTO
Quando gli agenti del commissariato San Giovanni si sono presentati a casa di Giulio C. per arrestarlo, lui ha provato a giustificarsi: «Ma io la amo, non posso farne a meno», avrebbe detto. Una circostanza che, per il gip Vilma Passamonti, non lo assolve dalle contestazioni. Poco importa che la minore fosse consenziente: il quarantottenne si sarebbe approfittato della fragilità emotiva della ragazzina, corteggiandola per settimane e inducendola ad avere con lui rapporti sessuali.
LA VACANZA
La relazione inizia in estate, quando la quattordicenne va in vacanza in Trentino con la famiglia dell'indagato. I genitori si fidavano. Conoscevano il quarantottenne e la moglie, visto che i figli andavano a scuola insieme e frequentavano la palestra di karate, nel quartiere Appio Tuscolano. La stessa palestra dove Giulio C. era di casa: cintura nera, accompagnava spesso i ragazzini alle gare e organizzava trasferte.
Tornati a Roma, la relazione prosegue e diventa più intensa. Le avances e gli approcci virtuali sfociano in incontri clandestini.
GLI INCONTRI
La quattordicenne salta la scuola e incontra l'indagato in un garage, dove i baci e gli abbracci si trasformano in rapporti completi. Per l'accusa, le prove sono nel cellulare della ragazzina: i messaggi già finiti agli atti del fascicolo sono migliaia. Nelle chat i due parlano di dettagli intimi che, per la procura, lasciano pochi dubbi sul fatto che gli atti sessuali contestati all'indagato si siano effettivamente consumati. Nei prossimi giorni, Giulio C. verrà ascoltato dal gip e racconterà la sua versione dei fatti. Nel frattempo, gli inquirenti attendono il deposito della consulenza tecnica sul suo pc e sul suo cellulare, entrambi sequestrati.
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Il Messaggero