Germania, addio all'austerity. Schulz avvisa la Ue: ora si cambia

BERLINO A 136 giorni dalle elezioni, e dopo una maratona convulsa che ha convolto 91 negoziatori in 18 gruppi di lavoro, Angela Merkel e Martin Schulz si sono messi d'accordo...

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BERLINO A 136 giorni dalle elezioni, e dopo una maratona convulsa che ha convolto 91 negoziatori in 18 gruppi di lavoro, Angela Merkel e Martin Schulz si sono messi d'accordo per un nuovo governo di larghe intese in Germania: una grande coalizione fra Cdu-Csu e Spd, la seconda consecutiva della Merkel, e la terza in tutto nei suoi quattro mandati da quando è diventata cancelliera nel 2005.


La nascita del nuovo governo è partita male: prima il disastro elettorale (record negativi per tutti i tre partiti) che restringeva le possibilità di alleanze, poi il fiasco del negoziato Giamaica per una coalizione Unione, liberali e verdi, naufragato a fine novembre dopo cinque settimane di colloqui a vuoto, e infine la perdita di autorità per la batosta alle urne dei tre leader: Merkel, Horst Seehofer e Schulz.

L'INTESA IN 177 PAGINE
Ieri mattina, al 13mo giorno, dopo due rinvii e 24 ore di filato di negoziato, è arrivata la fumata la bianca. C'è l'accordo di governo: un mattone di 177 pagine e 14 capitoli che dovrebbe costituire la base di lavoro del prossimo esecutivo fino al 2021. Per i tre leader, ma specie per Merkel e Schulz, arrivare a un risultato era una questione di sopravvivenza politica.

E questo spiega perché la Spd, che minacciava di mandare tutto all'aria avendo promesso agli iscritti di votare sull'accordo, porta a casa il risultato migliore e la Merkel quello peggiore. La Spd strappa sei ministeri come nel vecchio governo (pur avendo perso il 5% e incassato il record negativo, 20,5%) di cui tre chiave: finanze, esteri e lavoro (più giustizia, famiglia, ambiente).

Schulz, che aveva giurato e spergiurato che non avrebbe mai accettato una coalizione con la Merkel e tanto meno di diventare un suo ministro, si è rimangiato tutto: non solo sì alla Groko ma ha anche puntato i piedi per avere un ministero: andrà agli esteri al posto di Sigmar Gabriel, che a quanto pare, pur essendo il politico più popolare in Germania, rimane a bocca asciutta.
Ma avverte: «Con questo contratto di coalizione si ha un cambio di direzione nelle politiche europee». Schulz deve però dire addio alla prospettiva di diventare vicecancelliere e, soprattutto, alla leadership Spd. Nuova leader, prima donna nella storia del partito, sarà Andrea Nahles, già potente capogruppo al Bundestag, che sommerà le cariche e terrà stretto in pugno il partito.

LA NEW ENTRY
Vicecancelliere e ministro delle finanze sarà Olaf Scholz, attuale sindaco del Land di Amburgo, politico di lungo corso apprezzato nel partito, già segretario generale della Spd con Gerhard Schröder.

Chi esce bene dal poker della Groko è anche Seehofer, che ha strappato per la sua Csu, e per se stesso, un ottimo risultato: il partito manterrà tre dicasteri e lui andrà alla guida di un super-ministero degli interni allargato delle competenze Heimat (patria), una specie di dipartimento per la sicurezza nazionale stile americano. La Csu aveva fatto della lotta all'immigrazione il suo cavallo di battaglia. Dovendo affrontare a ottobre elezioni regionali in Baviera, dove rischia di perdere la maggioranza assoluta, al negoziato sulla Groko si è mostrata poco disposta a concessioni, e l'ha avuta vinta (ottiene anche traffico e sviluppo).

ANGELA ALLE STRETTE
Stretta fra le minacce della Spd e l'intransigenza Csu, e in posizione comunque indebolita, la Merkel aveva poco spazio di manovra per sé e la Cdu: oltre alla cancelleria ottiene difesa, economia, sanità, istruzione e agricoltura. Critiche le prime reazioni, la più pesante viene dal capogruppo AfD, il partito populista di destra al cui interno son finiti diversi delusi della Cdu, Alexander Gauland: è «l'autodissoluzione della Cdu per consentire alla Merkel di rimanere cancelliera senza alcun programma».

IL CROLLO
Quanto a Schulz, la cui meteora politica è passata in meno di un anno dal 100% con cui era stato eletto leader e sfidante cancelliere al congresso a marzo, al disastro elettorale e all'accanimento per una poltrona, per lui un commentatore ha parlato di «ascesa e caduta di Schulz»: un volo così non si era mai visto in Germania.

E non è detta l'ultima: adesso l'accordo di governo deve essere approvato dai 460.000 iscritti SPD. Se dovessero bocciarlo, tutti a casa: Schulz, Scholz, Nahles, ma, forse, anche Merkel. L'esito si saprà ai primi di marzo. Se è positivo la Germania potrà avere un governo a metà marzo, quasi sei mesi dopo le legislative a settembre: un record di lunghezza.

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Il Messaggero