Cassino, morto in carcere l'appello dei parenti: «Vogliamo giustizia per Mimmo»

La mattina del 27 aprile del 2017 si sentì male, venne chiamata l'ambulanza, ma fu tutto inutile

Cassino, morto in carcere l'appello dei parenti: «Vogliamo giustizia per Mimmo»
  La morte risale al 2017, quando stava scontando gli ultimi mesi di detenzione nel carcere di Cassino. Ci sono state due inchieste terminate con la richiesta di...

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La morte risale al 2017, quando stava scontando gli ultimi mesi di detenzione nel carcere di Cassino. Ci sono state due inchieste terminate con la richiesta di archiviazione da parte della procura, ma ora la sua famiglia torna a chiedere giustizia. E' la storia di Mimmo D'Innocenzo, romano deceduto a 32 anni mentre era rinchiuso in isolamento nel carcere San Domenico. La mattina del 27 aprile del 2017 si sentì male, venne chiamata l'ambulanza, ma fu tutto inutile: il ragazzo spirò mentre lo stavano trasportando fuori.

La madre Alessandra ieri mattina è tornata davanti al palazzo di giustizia di Cassino per chiedere che sia fatta luce sulla vicenda di suo figlio. Ad accompagnarla amici e parenti. Tra essi il fratello, più giovane, del 32enne. «In Italia c'è il principio secondo il quale i cittadini sono tutti uguali dinanzi alla legge, sul caso di mio fratello, pare proprio che questo non valga», ha detto il ragazzo. «Noi vogliamo che sia fatta giustizia», ha detto il ragazzo.

I DUBBI

A sollevare i dubbi e a chiedere un processo per i presunti responsabili da individuare è stata la madre Alessandra.
«E' stato archiviato nuovamente il caso di mio figlio, l'udienza ci sarà il 30 novembre, ma io voglio giustizia. Voglio un processo. Ci sono tanti elementi per andare a giudizio, lui non è morto per cause naturali. Mio figlio è stato accompagnato in infermeria e poi riportato in cella di isolamento, poi la mattina alle 11 si sono accorti che era in fin di vita. La perizia di medicina legale dice che la morte è stata causata da una dose massiccia di oppiacei. Risulta un foro di una siringa su un braccio, ma la cosa più strane è che il registro degli ingressi, nell'infermeria, risulta scomparso per il solo mese di aprile. Sarà un caso? Un po' strano! Come mai? Non è questo un motivo per avviare un processo? Ci sono state indagine per accertare se mio figlio si era iniettato qualcosa da solo in vena, ma lui non faceva uso di quella sostanze», dice la donna. Conclude: «Voglio un processo, Oppure abbiamo paura di un altro caso Cucchi?». Il 30 novembre prossimo ci sarà l'udienza nella quale la famiglia chiederà nuove indagini.

Vincenzo Caramadre
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Il Messaggero