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Poteva bruciare tutto nella chiesa di San Benedetto. Quando le ragazzine vandale hanno appiccato il fuoco alla tovaglia dell'altare principale e sono fuggite, le fiamme si sono propagate presto e sono arrivate fino al tappeto che si trova ai piedi dell'altare stesso e all'impianto elettrico. Alle spalle c'è tanto legno, l'organo, poteva andare distrutto in poco tempo «ma ringraziando Dio non è successo». A parlare, il giorno dopo la denuncia sui social e le prime pagine dei giornali, è don Paolo Cristiano, parroco al centro di Frosinone. Ci sono i danni - e quelli si riparano - ma c'è un interrogativo che il sacerdote pone e riguarda «il disagio di questi ragazzini, qualcosa che non intercettiamo noi ed evidentemente nemmeno altri, mi piacerebbe capire chi sono le loro famiglie per avviare insieme a loro un percorso di inclusione, non è il danno che è stato fatto il problema principale ma comprendere il perché si arrivi a tanto».
La parrocchia ospita un nutrito gruppo scout, si impegna con la comunità di Sant'Egidio a tenere un doposcuola per gli stranieri che magari faticano in classe con la lingua, ha organizzato la Summer school per i meno fortunati e svolge l'attività di catechismo ma non riesce, appunto, a intercettare tutti. Al termine della messa domenicale don Paolo si è rivolto ai fedeli chiedendo aiuto per riparare i guasti, soprattutto quelli relativi all'impianto elettrico, ma invitandoli a riflettere sull'accaduto. «Il centro storico, lo sappiamo, offre poco ma questo se non può giustificare il vandalismo deve indurci a fare qualcosa per andare incontro a questi giovani. Ad esempio, dopo oltre un mese dall'inizio di scuola mancano ancora diversi insegnanti e ci sono ore e ore di vuoto, questo non aiuta certo e non possiamo prendercela con i ragazzi che restano soli». Il parroco non conosce chi è entrato in azione, ma le indagini vanno avanti e personale della Digos della Questura di Frosinone anche ieri ha svolto nuovi accertamenti. Il sacerdote, al di là della necessaria denuncia, vuole incontrare ragazze e familiari per verificare se è possibile fare un percorso insieme. Dal Comune, intanto, la solidarietà dell'assessore ai servizi sociali Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero