Valle del Sacco, un pericoloso cancerogeno nelle falde acquifere

Valle del Sacco, un pericoloso cancerogeno nelle falde acquifere
La schiuma impressiona e allarma, ma nella Valle del Sacco le minacce più insidiose continuano ad arrivare dal sottosuolo. Sostanze invisibili, ma pericolosissime per la...

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La schiuma impressiona e allarma, ma nella Valle del Sacco le minacce più insidiose continuano ad arrivare dal sottosuolo. Sostanze invisibili, ma pericolosissime per la salute dei cittadini. Come quelle che sono state trovate nel sito della Recall, nella zona industriale di Patrica, dove dovrebbe sorgere un impianto per la produzione di biogas dalla frazione organica.

Nell'ambito del procedimento per la Valutazione d'impatto ambientale, la società ha commissionato le indagini preliminari così come previsto dalla normativa sul Sin Valle del Sacco. Gli esiti sono stati tutt'altro che rassicuranti. È venuta fuori una preoccupante contaminazione delle acque di falda: concentrazioni di ferro superiori 7 volte ai limiti di legge, di manganese 30 volte, ma soprattutto è stato trovato con valori 3,5 volte oltre la norma il tricloroetilene, meglio noto come trielina.
La trielina è una sostanza chimica, utilizzata come smacchiatore e sgrassatore industriale, classificata come un cancerogeno per l'uomo di gruppo 1. Quindi altamente tossica.

LA DOCUMENTAZIONE
A fare la scoperta è stata l'associazione Civis che è andata a scartabellare tutta la documentazione pubblicata sul sito della Regione. La Recall, come da prassi, ha segnalato gli esiti alle istituzioni preposte: Ministero Ambiente, Regione, Arpa, Asl, Comune e Provincia.
«Nei prossimi giorni - annuncia Civis - invieremo a tutti gli enti una formale richiesta di immediato intervento affinché si proceda all'individuazione della fonte di contaminazione da tricloroetilene e si provveda alla messa in sicurezza per evitare la diffusione degli inquinanti, nonché all'identificazione del responsabile».

«ALTERAZIONE DIFFUSA»
La Recall ovviamente è estranea alla contaminazione e con tutta probabilità anche l'azienda che operava prima, la Siporex. Una circostanza ancora più preoccupante.
«Vista la tipologia delle sostanze riscontrate che, ad eccezione dei solfati, non dovrebbero essere state presenti nel ciclo produttivo dell'ex Siporex, - si legge nelle conclusioni della relazione - si presume che la presenza di tali sostanze nelle acque sotterranee non sia da ricondursi alle passate attività industriali condotte nel sito dalla Siporex, ma piuttosto sia testimonianza di uno stato di alterazione qualitativa delle acque sotterranee di carattere molto più diffuso da ricondursi alla presenza dei numerosi siti contaminati o potenzialmente tali, situati nell'intorno del sito dell'area di interesse». Area che ricade nel Sin Valle del Sacco.

FOSSO TOMBINATO
Il sito dell'ex Siporex, si legge sempre nella relazione, è attraversata dal Fosso della Tosca, che è risultato in parte ritombinato (perché? con che cosa?) e per un'altra regimentato in un canale artificiale che convoglia nel fosso Vadisi a circa 300 metri a monte della confluenza di quest'ultimo nel fiume Sacco.

Secondo Civis non c'è tempo da perdere: «In considerazione della direzione dello scorrimento delle acque di falda, verso il vicino fiume Sacco, - scrive l'associazione - è del tutto probabile che tale contaminazione stia interessando o possa interessare anche il corso dello stesso, con l'ulteriore diffusione della contaminazione già in atto nelle fonti e nelle falde».

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Il Messaggero