Alessandro, il giramondo di Morolo e la sua fondazione umanitaria per lo sminamento

L'uomo si è appassionato all'eliminazione delle mine quando ha fatto il militare

Alessandro Mancini
Da Morolo, piccolo centro del versante ciociaro dei Monti Lepini a Valencia, in Spagna, dove ha aperto un ristorante di successo PummaRey (cucina tipica italiana e...

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Da Morolo, piccolo centro del versante ciociaro dei Monti Lepini a Valencia, in Spagna, dove ha aperto un ristorante di successo PummaRey (cucina tipica italiana e ciociara) ed in tutto il mondo per lo sminamento umanitario e l'aiuto ai bimbi dei paesi più poveri. E' la storia di Alessandro Mancini, 44 anni che da Morolo si è fatto conoscere ovunque. «Nel gennaio 1998 sono partito come militare e dopo tre mesi mi sono arruolato volontario ed ho sostenuto le selezioni per entrare nel gruppo dei Lagunari dove ho prestato servizio per molti anni. In seguito al congedo, dopo essere tornato a Morolo ho girato un po'  specializzandomi come artificiere. Ho lavorato per diverse organizzazioni internazionali nello sminamento umanitario, accreditando una fondazione italiana per lo sminamento in Sudamerica dove sono stato tre anni- ha spiegato  - Al termine di quella esperienza, ho deciso nel 2017, insieme ad un mio amico di aprire una fondazione»

Si chiama Humane hopes e sul sito www.h-opes.org. sono disponibili tutti i progetti. «Oggi siamo impegnati in diversi teatri in azioni umanitarie. In Siria, grazie alla Regione Piemonte, abbiamo ricostruito una scuola distrutta dal Daesh e siamo impegnati in Libano nello sminamento e sostegno alle popolazioni rifugiate siriane. Grazie ad un progetto dell'Unione Europea siamo presenti anche in Kosovo ed in Somalia».

Alessandro, ex portiere di calcio con buoni risultati, da tre anni insieme alla moglie Raffaella ha aperto un ristorante a Valencia. PummaRey è diventato in poco tempo un punto di riferimento culinario importante per gli spagnoli e per gli italiani che vanno in vacanza lì. Alessandro oggi parla correttamente quattro lingue, l'Italiano, l'Ungherese, lo spagnolo e l'Inglese. Ma cos'è lo sminamento umanitario? «Si divide in quattro fasi: l'educazione del rischio alla popolazione; uno studio inizialmente non tecnico per individuare le aree; lo studio tecnico e lo sminamento vero e proprio- aggiunge -  è un lavoro molto complesso ed anche molto dispendioso in termini economici e di personale. Parliamo di un processo che dura anni. Prima del collaudo di un territorio sminato, c'è lo sminamento meccanico con particolari tecnologie. Mi sono affascinato a questo lavoro ai tempi del militare e viaggiando nei paesi più poveri. E' un meccanismo rischioso soprattutto per le popolazioni locali che hanno magari difficoltà ad apprendere in tempi brevi. In queste popolazioni martoriate dalla guerra e dalla fame ho avuto ottimi rapporti soprattutto con i bambini che aiutiamo con cibo e nello studio. Per fare un esempio con la mia organizzazione abbiamo realizzato un campo di rifugiati siriani in Libano. Ci sono decine di bambini che teniamo lontani dalla guerra ed aiutiamo a crescere. In molte parti manca acqua, cibo. Vedere negli occhi quei bambini che soffrono e che malgrado tutto ti offrono un sorriso come ricompensa degli aiuti mi riempie di gioia. Le differenze con la Spagna, l'Italia sono notevoli. Con le guerre c'è sempre il rischio che si possa morire da un momento all'altro. Io cerco nel mio piccolo di contribuire alla crescita di questi paesi mettendo a disposizione la mia professionalità da artificiere ed il mio grande cuore».

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Il Messaggero