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Giornate passate a pregare nel percorso spirituale intrapreso da tre anni, tra sensi di colpa, pentimenti e ricordi. E’ questa la “nuova” vita che conduce in carcere di Donatella Di Bona, la 34enne di Piedimonte San Germano che nel 2019 uccise il figlio. Il piccolo Gabriel Feroleto aveva solo 26 mesi, occhi vispi, capelli biondi e dolcezza profonda. Il 17 aprile di cinque anni fa venne barbaramente assassinato da chi doveva proteggerlo e custodirlo: dalla madre, Donatella Di Bona, alla presenza del padre, Nicola Feroleto, che non fece nulla per salvarlo. Sono trascorsi cinque anni e i genitori, condannati in via definitiva, dovranno trascorrere ancora molti lustri dietro le sbarre. Nessuno a Piedimonte San Germano, soprattutto in località Volla, ha dimenticato, archiviato l’orrore che sconvolse la provincia di Frosinone.
«Impossibile dimenticare la sua dolcezza», dice una donna.
LE IMMAGINI
Nelle immagini diffuse dopo la cerimonia nel carcere si vede una donna dal volto rassegnato e con lo sguardo fisso sul Papa mentre le leva i piedi. Nei suoi occhi traspare il dolore per la consapevolezza acquisita, nella solitudine della cella, e per la condanna a vivere per sempre nel dolore per aver ucciso il figlio. «E’ molto provata, vive nel dolore e nella preghiera», ha spiegato il suo legale Lorenzo Prospero che, assieme alla collega Chiara Cucchi ha seguito la vicenda giudiziaria. Un percorso iniziato già nel 2022, quando, dopo la condanna a 16 in appello, comunicò la rinuncia al ricorso in Cassazione. «Pagherò il mio conto con la giustizia, non voglio altri processi», aveva detto ai legali.
IL RICORDO
Un pomeriggio d’inizio primavera che in località Volla, a due passi dallo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano, viene rotto dal via vai di sirene. «Hanno investito mio figlio, l’auto è scappata», dice Donatella ai primi soccorritori. Poco dopo si scopre, invece, che si era appartata con Nicola alla presenza del figlio e in un momento d’ira aveva soffocato il piccolo. Emblematiche furono le parole del pm Valentina Maisto nella requisitoria, prima di chiedere l’ergastolo per il padre: «E’ scritto nella costituzione, è scritto nel codice civile, ma è scritto, soprattutto in natura che un padre difende il proprio figlio. Nicola Feroleto non lo ha fatto». L’uomo, in primo grado fu condannato all’ergastolo in appello ottenne 24 anni. Donatella in primo grado a 30enne e in appello a 16 anni.
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Il Messaggero