«Hanno fatto la cresta sui versamenti per le revisioni delle auto», coinvolti tre ciociari: un arresto e due indagati

«Hanno fatto la cresta sui versamenti per le revisioni delle auto», coinvolti tre ciociari: un arresto e due indagati
C’è un’importante ramificazione ciociara nella maxi inchiesta culminata, ieri mattina, con un blitz della Guardia di Finanza. ...

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C’è un’importante ramificazione ciociara nella maxi inchiesta culminata, ieri mattina, con un blitz della Guardia di Finanza.


Le Fiamme gialle hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Roma, che ha ordinato misure cautelari nei confronti di 13 persone (tre in carcere, sei agli arresti domiciliari e quattro divieti di esercitare attività d’impresa per un anno), gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione per delinquere, fatture false, riciclaggio di proventi illeciti e bancarotta fraudolenta.

Le persone ciociare coinvolte sono: Mauro Giammaria, 54 anni, residente ad Alatri ristretto nel carcere di Frosinone. Indagati (ma liberi) sono invece la moglie Antonella Antonucci, di 50 anni e il consulente Rinaldo Rinaldi, di 84 anni, residente a Frosinone.

Mauro Giammaria, ritenuto una delle menti dell’organizzazione, sarà interrogato nelle prossime ore alla presenza del suo avvocato Nicola Ottaviani.
Contestualmente, la Finanza ha sequestrato denaro, immobili e autovetture per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

Le indagini hanno consentito di approfondire la fase esecutiva di un appalto pubblico di 490 milioni di euro, affidato nel 2014 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a un consorzio d’imprese denominato «Postemotori». Il gruppo di società si occupava della gestione e rendicontazione dei pagamenti dei corrispettivi (tramite bollettini postali) dovuti dall’utenza, tra l’altro, per la revisione delle autovetture.
Ebbene: secondo l’accusa gli indagati avrebbero fatto la cresta sui pagamenti eseguiti dagli stessi automobilisti.

In pratica, attraverso le loro società, gli indagati (secondo l’accusa) incassavano i soldi delle revisioni che poi giravano al Ministero. Nello stesso tempo vendevano i sistemi informatici con i quali, attraverso i bollettini di pagamento, venivano incassati i soldi delle stesse revisioni.
In quest’ottica va inquadrata la posizione di Mauro Giammaria, ex dirigente di Poste Italiane, già consigliere delegato e rappresentante legale del Consorzio «Postemotori».

Ebbene, scrive il Gip, Giammaria «costituendo, promuovendo, organizzando e dirigendo il sodalizio nonchè l’operatività, e programmando le condotte illecite nell’ambito dell’esecuzione del contratto di concessione “PosteMotori” , attuate mediante più operazioni di emissione ed utilizzo di false fatture da parte dei subappaltatori... riceveva ingenti somme di denaro quali “tangenti” ».
Insomma, il suo ruolo appare centrale in questa inchiesta nella quale la Guardia di Finanza ha appurato la creazione di fondi occulti, successivamente trasferiti in denaro contante.

LE SOCIETÀ COLLEGATE
Tutta da chiarire, poi, la gestione delle società collegate. In particolare gli approfondimenti contabili e finanziari hanno, poi, evidenziato un evidente stato di insolvenza di una delle società consorziate (dichiarata fallita dal Tribunale di Roma nello scorso mese di maggio) per debiti verso l’Erario per circa 20 milioni di euro, con diverse azioni tese alla spoliazione di beni. Sono state così ricostruite distrazioni per circa 10 milioni di euro nel giro di tre anni e mezzo.

Complessivamente, tenuto conto della ricostruzione di ulteriori fittizi rapporti economici emersi durante le investigazioni, è stato ricostruito un volume di false fatturazioni emesse/ricevute di oltre 45 milioni Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero