Certosa Trisulti, il nodo dei debiti dopo lo sfratto: non pagati 240mila euro di Imu

Steve Bannon e Banejamin Harnwell
Certosa di Trisulti, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha decretato l'annullamento della concessione al DHI, al centro dell'attenzione le cospicue somme che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Certosa di Trisulti, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha decretato l'annullamento della concessione al DHI, al centro dell'attenzione le cospicue somme che l'associazione deve al Ministero ed al Comune di Collepardo. Dopo il contenzioso, l'associazione sovranista rischia di lasciarsi alle spalle un bel po' di debiti una volta lasciata l'abbazia.


 
Da un lato c'è il canone di centomila euro che il Dhi si è impegnato, da contratto con il Mibact, a corrispondere ogni anno e dai quali avrebbe potuto detrarre le spese per la manutenzione della Certosa. Ad oggi, tuttavia, non risulta alcuna opera di restauro avviata né completata, dunque anche per l'anno 2020 il DHI dovrà versare quanto dovuto.

Come ribadito dalla Corte dei Conti nella sentenza dello scorso gennaio che ha dato ragione all'associazione sovranista in merito alla contesa sulle tempistiche di pagamento dei canoni precedenti, il concessionario può versare i centomila euro entro il 15 aprile dell'anno successivo a quello di riferimento.Tra poco meno di un mese, quindi, andrà versato l'intero canone al Ministero, a saldo della concessione per l'anno 2020.


 
Ma quello del canone per la gestione della Certosa non è il solo debito che il Dignitatis Institute ha accumulato. Altre somme abbastanza consistenti, infatti, andranno versate al Comune di Collepardo, di cui in questi anni il DHI è stato il maggior contribuente per quanto riguarda i tributi locali, in virtù di una esplicita norma contenuta nel contratto tra Ministero e Associazione. In relazione alla tassa municipale sugli immobili (IMU), trattandosi di una attività imprenditoriale, la cifra calcolata e richiesta dal Comune è consistente e si attesta su circa ottantamila euro annui, oltre 240 mila totali, ad oggi ancora non versati e contestati dai legali dell'associazione.
 
«Se non pagheranno - ha commentato il sindaco Bussiglieri - abbiamo cinque anni di tempo per agire e pretendere anche se tutto dipenderà anche dalla capacità solvente della DHI».

A queste somme, poi, vanno aggiunte quelle relative alla tassa sui rifiuti solidi urbani, seppur molto meno consistenti a pari a qualche migliaio di euro perché calcolati esclusivamente sula parte commerciale dei locali.
 
Al di là dell'ammontare delle cifre, quello che conta è constatare che in quattro anni la manutenzione della Certosa è peggiorata anziché migliorata; nessuna attività degna del luogo è stata avviata (la Pandemia ha influito solo nell'ultimo anno) e che il territorio rischia anche di rimanere creditore per le somme dovute dal concessionario uscente.
 
Dal Dhi, tuttavia, arrivano rassicurazioni in merito ed è proprio Benjamin Harnwell a confermare che «sul canone e sulle tasse, adempiremo a tutti gli obblighi di legge, come sempre abbiamo fatto».

Con l'occasione, il presidente dell'associazione tiene anche a sottolineare la propria fiducia nell'assoluzione nel procedimento penale aperto dalla Procura di Roma per dichiarazioni false rese nell'ambito di una gara pubblica e che lo vede rinviato a giudizio il prossimo novembre.

«La sentenza del Consiglio di Stato è una forzatura- dichiara- in quanto afferma che la pubblica amministrazione può annullare una concessione in qualsiasi momento, basta che affermi che alcuni atti o dichiarazioni siano falsi o mendaci, senza attendere alcun giudizio in merito del Tribunale competente. Per questo- conclude Harnwell- se a novembre dovessero scagionarmi come credo, nascerà un bel problema».
 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero