Una intercettazione oppure il racconto di un testimone, questo ancora non si sa, ma gli investigatori sono convinti che l'arma con cui è stato ucciso Thomas Bricca sia...
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E così dopo le perquisizioni nella loro villa, effettuate sia lunedì che martedì, nel pomeriggio di ieri è stata vista di nuovo una ruspa in azione all'interno dell'ex campo di concentrato. Alcuni scavi, in particolare, sono stati effettuati vicino ad un muro di cinta. Si tratta dunque di una ricerca mirata che si presume sia stata disposta sulla base di elementi ben precisi. Anche perché già martedì sera erano stati effettuati degli scavi.
Evidentemente nel corso delle ispezioni eseguite sono stati raccolti elementi che hanno indotto gli inquirenti a concentrare i sopralluoghi in alcune zone ben delimitate. Un dettaglio carpito in una intercettazione? Oppure è spuntato un testimone che la sera dell'agguato ha visto movimenti sospetti intorno al campo delle Fraschette?
I POSSIBILI ERRORI
Gli investigatori, grazie ai filmati delle telecamere, sanno per certo che lo scooter T-Max, dopo gli spari esplosi nel parcheggio di Largo Cittadini, è tornato in via Circonvallazione e quindi in via Alcide De Gasperi proseguendo verso Fumone e quindi con tutta probabilità è passato davanti all'ex campo di concentramento. L'agguato è avvenuto intorno alle 20.30, un'ora non tarda, per cui è possibile che qualche automobilista di passaggio abbia visto qualcosa. Così come non è da escludere che a quel luogo ci siano arrivati attraverso altri mezzi investigativi. Un'intercettazione? Certo è che un elemento fondato induce a sospettare che qualcosa, quasi certamente l'arma, sia stata sotterrata in quell'area, Altrimenti perché tornare per due giorni di fila con la ruspa e scavare in un punto preciso?
Gli inquirenti ritengono che i killer di Thomas potrebbero aver commesso più di qualche errore nel disfarsi oltre che della pistola, anche dello scooter, dei caschi integrali e degli abiti utilizzati quella sera.
Gli spari, con tutta probabilità, dovevano essere a scopo intimidatorio. Quindi chi ha esploso i colpi non aveva calcolato che poi sarebbe stato inseguito come un assassino. Una differenza non da poco che ha ridotto i tempi per cancellare le prove e ha messo fretta a chi aveva sparato.
La caccia i sicari, a quasi un mese dall'agguato, tiene tutti con il fiato sospeso ad Alatri.
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Il Messaggero