Tangente per l’appalto di raccolta rifiuti con la Sangalli, l’ex assessore Amedeo Mariani e la moglie Carla Salvatori (all’epoca dei fatti responsabile del...
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I fatti risalgono al 2013. Mariani, in qualità di assessore all’ambiente, nel 2013 avrebbe assunto un atteggiamento ostruzionistico per ritardare l’indizione dell’appalto in scadenza consentendo alla Sangalli di ottenere proroghe per un altro anno per un importo pari a 1.600.000 euro. Secondo l’accusa inoltre Mariani e la moglie hanno posto in essere un’attività diretta a far ottenere all’impresa Sangalli la somma indebita di 313.00 euro richiesta dalla stessa società quale rivalutazione Istat» invece di «quella minore (123.787 euro) dovuta». In cambio i coniugi hanno ricevuto una tangente pari all’1 per cento del valore della gara (7.325.000 euro) e perciò l’importo di 73.250.
Il processo in sede penale è appena cominciato, ma secondo i giudici contabili questo aspetto è irrilevante perché, si legge nella sentenza, «risulta già definita la parte riguardante la ditta coinvolta nell’appalto che ha ammesso la responsabilità per corruzione ed ha affermato di aver versato ai coniugi Mariani» la somma di denaro. Quindi, proseguono i giudici, «non è necessario attendere l’esito del procedimento penale» in quanto «l’illegittima dazione di denaro è già provata e, nulla è stato eccepito dalla difesa in ordine alla sua quantificazione». Sul fatto che la tangente rappresenti un danno per la pubblica amministrazione la Corte dei Conti non ha dubbi, poiché «si deve presumere che tale maggior importo venga poi recuperato sul valore del contratto e si trasformi, quindi, in un maggior costo per l’amministrazione».
Infine sulle responsabilità la Corte dei Conti spiega che «si rileva dagli atti del processo penale che Mariani è stato parte attiva nell’atteggiamento ostruzionistico per ritardare l’avvio della gara, mentre la Salvatori, quale responsabile del procedimento per la raccolta rifiuti del Comune, era responsabile dei pagamenti alla ditta Sangalli e del calcolo, poi risultato errato, della rivalutazione Istat sugli importi dovuti in base al contratto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero