Terra di meraviglie, la valle di Comino non dona solo eccellenze gastronomiche, festival musicali e letterai, ma anche artisti che nel passato e nel presente continuano a lasciae...
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Oniro è l’anagramma del suo vero nome anagrafico, ma è anche un chiaro riferimento alla mitologia ed al messaggero dei sogni. «Il mio lavoro - ci racconta - si ispira molto al mondo onirico che apre infinite strade verso la scoperta del sé attraverso una miscela di immagini e sensazioni che ci parlano in chiave simbolica».
La natura è un elemento costante nelle sue imponenti opere. Acqua, piante, animali ‘invadono’ le città colorando di vita le facciate dei palazzi, le mura di edifici abbandonati; si riappropriano del loro spazio come in una ‘missione’ contro la cementificazione e la deturpazione in cui a vincere è la natura.
«Per ogni muro che si alza esiste qualcuno pronto ad abbatterlo. I muri sono barriere ma possono diventare dei ponti, dei varchi dimensionali che ci fanno viaggiare lontano grazie alle pitture che “bucano” le pareti».
Sora, Ceccano, Isola del Liri, Atina, sono alcune delle città in cui è possibile ammirare i suoi murales. Tra questi i due realizzati a Sora sulle facciate dei palazzi Ater nei quartieri di Pontrinio e San Giuliano creati nel corso di un progetto di riqualificazione urbana. Molti altri sono presenti in tutta Italia e all’estero, a Palermo, Battipaglia, Varsavia e Belgrado.
«Sono affezionato a tutte le mie opere - confessa - ma se dovessi sceglierne una forse sarebbe ‘Negli occhi c’è il cosmo’ che si trova ad Atina in una cartiera abbandonata a ridosso del fiume dove sin da ragazzino andavo a dipingere, a fare skate o a esplorarla con gli amici. Raffigura un occhio umano che esce dal muro, al suo interno si può scorgere l’universo. È un’idea semplice ma allo stesso tempo incisiva, è l’occhio della coscienza che spinge a guardarsi dentro ed esplorare il grande mistero che siamo. L’occhio ricorre spesso nei miei lavori e lo dipingo da molto tempo, quasi inconsciamente. Credo che oltre che per il suo forte simbolismo, sia un elemento molto efficace che parla in maniera intima con chi osserva, come parlano con gli sguardi due innamorati o due veri amici».
Di recente ha partecipato al Festival di Rocciamorgia. Un evento organizzato dall’associazione ‘Il Molise di mezzo’, in cui il tema scelto, considerato anche il periodo di isolamento forzato per il coronavirus, è stato l’incontro. Il titolo del murales è ‘La legge dello specchio’. «L’incontro con l’altro può diventare un’opportunità per incontrare se stessi. - spiega Oniro - Nell’incontro c’è confronto, scopriamo i nostri limiti e i nostri pregi, ci influenziamo a vicenda e ci arricchiamo interiormente; il confronto ci permette di percepire l’altro come uno specchio. Se lo specchio è sporcato dai nostri condizionamenti e pregiudizi la qualità percettiva si abbassa e versiamo in uno stato di ignoranza, ma se è ben lucidato, e lo osserviamo a cuore aperto, si apre la strada verso la saggezza».
Progetti per il futuro? «Ne ho diversi in corso qui in provincia, nel frattempo ho intenzione di continuare ad esplorare, conoscere persone e lavorare nei piccoli paesi. Se dovesse esserci un nuovo lockdown forse dipingerei il tetto di casa mia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero