Serena Mollicone, scontro in aula. Il consulente della difesa: «Prove contaminate». I Ris: «Porta arma del delitto»

Nel corso dell'udienza c'è stato un lungo confronto, a colpi di formule matematiche e risultati di analisi chimiche tra il criminologo Lavorino e Rosario Casamassima, luogotenente dei carabinieri

Serena Mollicone, la 18enne assassinata nel 2001
Battaglia in aula davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma sull'arma del delitto al processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di...

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Battaglia in aula davanti alla prima Corte d'Assise d'Appello di Roma sull'arma del delitto al processo per l'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. Nel corso dell'udienza c'è stato un lungo confronto - a colpi di formule matematiche e risultati di analisi chimiche - tra i consulenti della difesa della famiglia Mottola, il criminologo Carmelo Lavorino, lo psicologo clinico Enrico Delli Compagni, l'ingegnere Cosimo Di Mille, e Rosario Casamassima, luogotenente dei carabinieri del Ris, incaricato delle analisi microscopiche e chimiche sui nastri che avvolgevano il capo di Serena. 

Secondo la pubblica accusa l'arma delitto sarebbe la porta di un alloggio a trattativa privata della caserma di Arce. Porta contro la quale sarebbe stata spinta Serena  Mollicone e le avrebbe provocato una lesione alla testa. Dalle analisi eseguite, come ha spiegato in aula Casamassima, i frammenti lignei trovati sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena con tracce di resina e colla sono coerenti per composizione con la porta e si sarebbero conservati intatti perché i nastri erano protetti dalla busta dell'Eurospin che avvolgeva la testa della ragazza.

Secondo i consulenti della difesa quei frammenti potrebbero invece essere finiti lì per via di una contaminazione.  «Per capire che c'è stata contaminazione - ha detto in aula Lavorino - basta vedere il filmato dell'esame sul cadavere eseguito dal medico legale Conticelli che ha tagliato e ha aperto la busta dell'Eurospin sul tavolo settorio e ha tagliato il nastro adesivo». In particolare il pulviscolo di legno della segatura che per regolamento sarebbe presente nelle camere mortuarie, ha sostenuto uno dei consulenti, sarebbe finito sul nastro.

Un'ipotesi respinta dall'accusa. «Il legno truciolare ha una dimensione di un centimetro - ha detto Casamassima - la segatura ha pezzi grossi e non micro frammenti. Quelli che sono stati trovati sul nastro avevano una morfologia complessa e contenevano colla e resina». Altro elemento la vernice della caldaia che si trovava nell'alloggio della caserma. «Sui nastri - ha detto Casamassima - c'era anche un frammento di vernice». Ribadendo, così, che l'«arma» che ha ucciso la giovane nel 2001 è la porta in legno dell'alloggio della caserma di Arce, perchè i frammenti lignei con tracce di resina e colla sono «coerenti per composizione con la porta e si sarebbero conservati intatti perché i nastri erano protetti dalla busta del supermercato che avvolgeva la testa della ragazza». 

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Il Messaggero