Serena Mollicone, fissato il processo d'appello

Si andrà in aula il 26 ottobre prossimo

Serena Mollicone, fissato il processo d'appello
Fissato dalla corte d'assise di appello di Roma il processo relativo all'omicidio di Serena Mollicone. A presentare appello alla sentenza di primo grado per i cinque...

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Fissato dalla corte d'assise di appello di Roma il processo relativo all'omicidio di Serena Mollicone. A presentare appello alla sentenza di primo grado per i cinque imputati assolti dalla corte d'assise di Cassino è stata la procura. A finire a processo erano stati Franco, Marco e Annamaria Mottola, ma anche il carabiniere Francesco Suprano e l'ex luogotenente Vincenzo Quatrale. 

Il processo inizierà il 26 ottobre prossimo. In autunno si aprirà il processo bis per l'omicidio della liceale diciottenne scomparsa da Arce il primo giugno del 2001 e trovata morta dopo tre giorni nel bosco Fonte Cupa nella vicina località Anitrella. Il giudizio d'appello inizierà il 26 ottobre prossimo. Il 15 luglio 2022 la corte d'Assise di Cassino, al termine di 46 udienze, decise di assolvere il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Annamaria ed il figlio Marco «per non aver commesso il fatto»; assoluzione «perché il fatto non sussiste» per il luogotenente Vincenzo Quatrale (concorso nell'omicidio) e l'appuntato Francesco Suprano (favoreggiamento). Al termine della requisitoria il sostituto procuratore Beatrice Siravo aveva chiesto le condanne a 30 anni per il maresciallo Mottola, 24 per il figlio e 21 anni per la moglie; 15 anni per Quatrale e 4 anni per Suprano.

La corte d'Assise presieduta dal giudice Massimo Capurso ritenne che non vi fossero prove convincenti. La procura ricostruì che Serena morì nell'alloggio dei Mottola battendo la testa contro una porta ma la Corte ritenne che non vi fosse prova della presenza della ragazza in caserma quel giorno e che le ferite non fossero compatibili con quella ricostruzione: «sono emerse delle prove che si pongono in termini contrastanti rispetto alla ricostruzione dei fatti da parte della pubblica accusa» motivarono, evidenziando che alcuni indizi «si sono
rivelati inconsistenti» e che «sono emersi degli elementi a discarico dei singoli imputati». 

 

 

 

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Il Messaggero